La morte del domani
Te ne devi andare, amore: devi scappare, amore.
Corri lontano e non ti fermare e non guardare indietro. Al mezzogiorno di questi giorni tutti i uguali, quando la tua ombra ti cammina davanti, amica e vigilante; quando non ti insegue come il mirino di uno sniper, prepara i bagagli e torna nel paese del Sole.
Torna dove si vive; dove sono le stelle a illuminare la notte e non i proiettili sarajeviti; dove puoi prendere il latte al mercato senza il timore di sporcarlo col tuo sangue morente.
Lascia questa terra di mezzo; questo spicchio d’inferno perché tu, piccolo angelo, non ci saresti dovuta cadere mai. Fa’ come Ulisse e prendi la tua barca e rema fino a casa.
Torna nella tua culla, bambina mia, e vivi per me. Torna da ciò che hai lasciato; dai ciclamini sul balcone che non conoscevano siccità; che ora ti aspettano stanchi.
Accendi il frigorifero e lascia che ronzi pacato, come un gatto che fa le fusa. Apri tutte le finestre e fai respirare i mobili; inutili prigionieri nella propria casa triste. Gusta la vita, ora che hai sputato la morte.
Collega i telefoni, ti chiamerò.
I cavi saranno patetici testimoni: sorvoleranno bimbi uccisi per strada; i carretti che si portavano appresso facendosi beffa della guerra; i filoni di pane duro che le vecchie mangeranno per cena… perché in questa terra non c’è altro; solo il dolore viene impastato da ruvide mani. I cavi saranno cappio e saranno vita; saranno stringhe per funamboli e corde di salvataggio.
Scappa lontano con il mio cuore che non può tollerare altra sofferenza, non più.
Portalo nella nostra casa; fagli vedere il mondo intero con i tuoi occhi; fagli assaporare leccornie più dolci dei nostri baci; fallo tremare, gemere, urlare per le tue lacrime… fallo vivere con il tuo amore da chioccia.
»Torna all'elenco dei testi
»Torna all'elenco delle edizioni