Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
17ª edizione - (2014)

Un nuovo inizio - Ispirato al romanzo/film Harry Potter e I Doni Della Morte di J.K. Rowling (dal punto di vista di Hermione)

Non volevo finisse così.
È accaduto tutto davanti ai miei occhi e non ho potuto fare niente per salvarlo.
Quel solo, unico istante, in cui pensavamo che tutto finalmente fosse finito, ha fatto crollare il mondo attorno a me.
Ero distesa a terra, ma non ci volle più di un secondo a rialzarmi.
Corsi a vedere se tutti stavano bene, poi arrivai a lui.
Il suo corpo inerme giaceva lì. Immobile sulle macerie, le stesse che avevano fatto fermare il suo cuore.
Non riuscivo a realizzare quello che era successo, poi la mia mente non riuscì più a sfuggire all’evidenza. Le mie gambe cedettero e le mie lacrime trovarono il modo di liberarsi, per farmi scoppiare in un pianto disperato.
« Fred! No! Fred!» ripetevo, senza accorgermi che la mia voce si era fatta più alta.
Non potevo vederlo in quello stato, non riuscivo a crederci.
La mia mente, la mia anima, il mio corpo, tutto di me si rifiutava di credere a quello che era appena accaduto.
«È uno scherzo, deve esserlo» pensai. Nello stesso istante, afferrai le sue spalle e lo cominciai scuotere.
«Fred, svegliati! Torna da me!» implorai.
Niente, il nulla, nessun segno di vita.
La morte se l’era portato via, l’aveva portato via da me.
Il mio pianto si fece più forte, tutto il dolore che provavo in quel momento, la paura che avevo per tutti gli eventi successi e il vuoto nella mia mente per quella moltitudine di attacchi alle nostre spalle, si raccolsero tutte insieme, riversandosi sul corpo inanimato di Fred.
Lo amavo. Lo amavo come non avevo mai amato nessuno.
Abbracciai il suo petto, versando lacrime salate sul suo completo verde smeraldo, lacrime che però, per me sembravano le più amare che avevo, fino all’ultima goccia.
Le mie orecchie non percepivano più il suono del suo cuore.
I singhiozzi aumentavano, il dolore che mi stringeva lo stomaco e la mia vista annebbiata da questo dolore.
Sentii una mano toccarmi lievemente la spalla e la voce familiare di una persona dietro di me.
«Ti amava tantissimo. Ora vorrebbe solo che noi vincessimo questa battaglia».
La voce quasi uguale a quella di Fred, ma non identica. I capelli rossi scompigliati e pieni di polvere, lo sguardo simile a quello del fratello e i tratti del viso anch’essi simili.
George.
Vederlo mi fece ancora più male. Mi ricordava troppo il suo gemello. Gli mancava qualcosa però, gli mancava quel carisma che fin da subito mi aveva affascinata. Era quello che rendeva Fred il ragazzo speciale che era.
– Come fai a stare così calmo? – chiesi appena ebbi una pausa dai singhiozzi – è tuo fratello gemello! Tu saresti dovuto essere il primo a piangerlo! – dissi.
Non capii il perché di tutta quella calma.
– George – dissi alzandomi di scatto – se mi devi dire qualcosa, fallo subito.
Si chinò verso di me e all’orecchio mi sussurrò: – Va nella foresta proibita, il giorno del nostro compleanno.
Lo guardai storto e allo stesso tempo disperata.
Fred era morto e lui non sembrava neanche dispiaciuto.
– Ora scusa, ma dovrei… ecco…
Capii quello che mi voleva dire, così mi scansai per farlo passare.
A poco a poco Ron, Harry e Percy ci raggiunsero, ancora frastornati da ciò che era successo poco prima.
Tutti i defunti vennero disposti nella sala grande e la battaglia ricominciò il mattino seguente.
Voldemort rimase ucciso dopo la distruzione del settimo Horcrux e così la minaccia più grande del mondo magico scomparve definitivamente.
Dopo la guerra, la famiglia Weasley decise di ospitarmi alla tana assieme a loro e a Harry.
Tutti oramai erano felici e rilassati, tranne me.
Non mi ripresi più da quella perdita, ma qualcosa per distrarmi di tanto in tanto l’avrei dovuta pur fare.
Decisi di concludere l’ultimo anno a Hogwarts, poi avrei fatto richiesta al ministero.
Passarono alcuni mesi dall’ultimo attacco e la scuola era ancora in fase di ristrutturazione, perciò non ancora agibile.
Nonostante ciò, il giorno del compleanno di Fred e George arrivò e io ovviamente non avevo scordato quello che George mi aveva detto.
Così mi inoltrai nel fitto della Foresta proibita, ormai scempiata di tutte le sue ricchezze.
Niente più creature magiche, le erbe si erano seccate all’arrivo dei dissennatori e dopo l’arrivo del Signore Oscuro e in quel momento pareva solo un normalissimo bosco in fioritura.
Mi sedetti ai piedi del salice sotto cui io e Fred ci eravamo baciati per la prima volta; presi un libro e cominciai a leggere, aspettandomi qualsiasi sorpresa.
Guardai l’orologio e si erano già fatte le sette di sera; tre buone ore a leggere una storia noiosissima e ad aspettare il niente.
A un certo punto non ce la feci più e mi alzai.
– Maledizione George! Non puoi scherzare sulla morte di tuo fratello in questo modo! – dissi ad alta voce pulendomi il fondoschiena dallo sporco del fogliame.
Sentii quasi subito qualcuno muoversi da qualche parte attorno a me.
– C’è… c’è qualcuno? – gridai.
Un fruscio di uccelli si librò in aria, facendo scuotere i rami dell’albero su cui si erano poggiati.
– Chiunque tu sia… fatti vedere! – gridai, bacchetta alla mano, pronta per qualsiasi attacco.
– Fatti vedere! – urlai di nuovo.
Un altro rumore, un ramo si spezzò.
– Hermione! – sentii. Inizialmente era solo un sussurro in lontananza, ma a poco a poco diventò una voce sempre più vicina fino a essere dietro di me.
In un primo momento pensai di essere diventata pazza, ma poi delle braccia mi cinsero la vita da dietro e la voce che prima era solo un sussurro, la ritrovai proprio vicino al mio orecchio.
– Scusa se ti ho fatta aspettare – disse dolcemente.
Mi voltai e vidi il viso radioso di Fred, fare capolino sopra la mia spalla.
Mi liberai velocemente dalla sua stretta e gli puntai contro la bacchetta.
Sapevo perfettamente che era Fred, ma qualcosa mi impediva di agire di conseguenza.
– Che cosa ci fai qui? È il tuo compleanno e tu vieni qui a farmi uno scherzo? Tuo fratello è morto, George! – gridai l’ultima frase come se fosse stato un insulto.
Il suo sguardo passò da triste a deluso.
– George, lo sai quanto io amassi tuo fratello, così mi fai solo del male – dissi lentamente, cercando di non scoppiare a piangere.
Intanto lui cominciò ad avanzare verso di me, mentre il mio corpo rimase immobile lì dov’era. Ogni parte del mio essere era rimasto pietrificato, il mio respiro quasi non si sentiva, forse il mio cuore aveva anche smesso si battere.
Mi prese il viso tra le mani. Mani calde, che per mesi non erano più venute a contatto con la mia pelle.
– So che è difficile credere che io sia qua, ma se mi hai amato veramente, saprai di sicuro che io sono vivo, vivo e in salute.
Senza accorgermene, una lacrima scese velocemente sulla mia guancia e ricadde sul terreno.
– Hermione io ti amo e tu lo sai. Se provi lo stesso per me, dimostramelo – supplicò nuovamente.
Non ce la feci più e lo baciai, sentendo altre lacrime bagnarmi il viso.
Subito dopo, poi, venni a sapere tutta la verità: dopo la sua finta morte, si nascose a villa Conchiglia da Bill e Fleur, nascondendosi ogni volta che andavo lì a confidami con lei.
– Non voglio più nascondere la nostra storia. Voglio dire a tutto il mondo che ci amiamo, voglio che la nostra non sia più una storia segreta. La decisione è solo tua – disse.
Sorrisi e risposi: – Che il mondo sappia allora.
Sorrise anche lui e mi baciò. Così com’era iniziata la nostra storia segreta, ne cominciava una nuova che tutti avrebbero scoperto. Sempre sotto quel salice.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010