Sulla lettura - Le linee inesauribili della lettura
Ho ancora un vago ricordo di tanto tempo fa.
Quando ero bambina tutto mi sembrava incredibilmente grande e impossibile. Tutto ciò che mi circondava apparteneva a un mondo che ancora non comprendevo, ma dovevo esplorarlo per far felici le persone che mi stavano affianco.
Non capivo perché dovessero far provare proprio a me quell’esperienza che dicevano così importante per la mia vita futura.
A scuola ci insegnavano che leggere era un’azione che si doveva compiere quotidianamente in modo tale da allargare le nostre conoscenze a mondi e spazi che fino a allora ci erano sconosciuti. Non mi piaceva: volevo continuare a giocare, non mettermi seduta su una sedia dura e scomoda a leggere ad alta voce a mia madre che mi fermava ogni due per tre per correggere la mia pronuncia: neanche fosse inglese!
Il compito fisso era leggere un libro ogni settimana, poi discutevamo con gli adulti (maestre o genitori) su ciò che avevamo compreso o no da quello che avevamo letto. Un bambino ogni settimana veniva interpellato. Una di quelle toccò a me.
Avevo letto Il GGG (Il Grande Gigante Gentile) di Roald Dahl.
Mi chiesero la trama e mi fecero alcune domande, tra cui quella di esporre la definizione di Lettura.
Da brava bambina gliela enunciai: «La lettura è il processo che permette di recuperare e comprendere informazioni o idee conservate o immagazzinate in forma scritta. La lettura può anche essere l’acquisizione di dati da qualche tipo di memoria».
Ed ecco che con quella piccola ma importante frase ero rientrata nel mondo dei grandi. Oscuro, triste, incolore, adatto alle persone che non sapevano che cosa volesse dire la parola divertirsi. Erano tutto il giorno immersi nel silenzio a scorrere gli occhi su quelle mille parole nere stampate senza un senso su povere pagine bianche, che non avevano mai provato la felicità di essere tra le mani di un bambino.
Man mano che crescevo cominciavo a comprendere quel mondo adulto, quel passare il tempo su una sedia scomoda, quel non divertirsi e sempre continuare a pensare.
Adesso che ho capito l’utilità del comprendere per crescere è tutto diverso: cerco sempre del tempo libero per leggere e se il libro mi diletta allora lo divoro in poche ore. Adoro, infatti, buttarmi nella storia di un racconto o di un romanzo: soprattutto amo immedesimarmi in uno dei personaggi e provare a vivere la storia dal suo conto, saggiando molte volte le sue stesse emozioni. Se è una storia intrigante nella quale non si capisce chi è il colpevole, m’immedesimo nei diversi personaggi per capire meglio la verità. Questa è la mia esperienza di lettura: aprire gli occhi, il cuore e l’anima anche ad un semplice racconto per comprendere ciò che voleva e vuole dirci l’autore e per trarre dei suggerimenti magari utili per la vita.
Naturalmente l’azione di leggere non si compie solo scorrendo gli occhi su quelle migliaia di parole, stampate in quel colore neutro e freddo e appiccicate su quel foglio bianco di un libro. Infatti nulla è legato all’azione di leggere se non quando affondi nella lettura (proprio come mi insegnava mia madre) capendo anche il senso delle frasi che inondano pagine incolore.
Molte volte, anche adesso come quando ero bambina, come compito ci assegnano la lettura di un libro. Certi momenti sprofondo in quel mare di parole e vivo un’esperienza che mai mi sarei sognata in tutta la mia vita; altri, invece, sono costretta: quando, infatti, il libro non mi piace, cioè quando non trovo ispirazione né vivo nuove esperienze, non riesco più a immedesimarmi o a concentrarmi nella lettura.
La vera e propria lettura, quindi, è il riuscire a vivere, leggendo un libro, un’esperienza che mai riuscirai a dimenticarti e che riterrai utile per la tua vita. In poche parole è sognare.
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