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17ª edizione - (2014)

Riflessione, il bambino di Noč

Il libro Il Bambino di Noè mi è piaciuto molto, è stato commuovente e divertente al tempo stesso; leggendolo ho pianto e riso.
I concetti sono resi con delicatezza e simpatia perché sono raccontati attraverso gli occhi di un bimbo.
Un libro sull’olocausto diverso dal solito, cosa non facile, dato che molti libri sono stati scritti su questo argomento e molti di essi originali e raccontati da diversi punti di vista.
Uno dei pregi di questo libro è alleggerire la tensione dei momenti più tragici con frasi talmente reali e concrete che non possono evitare di strapparci un sorriso e la nostra approvazione.
Ho apprezzato molto lo stile, trovo che il libro sia stato scritto benissimo con frasi chiare e scorrevoli, ed espressioni che rendevano perfettamente le scene e i momenti vissuti.
Ho amato i personaggi, meravigliosi nella loro umanità, tra pregi e difetti.
Nonostante la lettura sia breve, il tempo è sufficiente per affezionarsi ai personaggi e alla storia di cui si sente un po’ nostalgia appena finito il libro.
Una riflessione bellissima su un tema terribile, con un finale, che pur essendo un lieto fine, mette al suo posto ogni cosa senza però scadere nella banalità e lascia spazio ad altre considerazioni sulla natura dell’essere umano e sulla sua tendenza a ripetere gli stessi errori seppure con modalità diverse.
Un libro che mette in luce i rapporti, familiari o di amicizia, che ognuno di noi ha vissuto e vive e con i quali è facile immedesimarsi e che presenta i sentimenti umani per quello che sono, anche quelli negativi e suggerisce un’analisi obiettiva senza fare una netta distinzione tra buoni e cattivi.
Attribuisce ad alcuni buoni, sentimenti e atteggiamenti non proprio lusinghieri, come per esempio nell’episodio in cui il protagonista vede e riconosce suo padre in un veicolo di passaggio e, spinto dal rancore, decide di non attirare la sua attenzione salutandolo e facendosi ritrovare.
Mentre alcuni cattivi si riscattano con qualche azione meritevole, come l’SS che nelle docce finge di non vedere la circoncisione dei bambini dell’orfanotrofio, fino a farci provare un filo di dispiacere, quando nelle ultime pagine lo vediamo passare catturato, quasi che, attraverso i nostri occhi di bambino che prendiamo in prestito dal protagonista, questo personaggio potrebbe meritare redenzione, nonostante le sue colpe, sicuramente innumerevoli. Nel nostro cuore il ricordo è quello del giorno in cui ha deciso di salvare delle vite.
Questo ci fa riflettere ulteriormente: se la linea tra buoni e cattivi non è così semplice da tracciare potrebbe capitare di trovarsi dalla parte sbagliata. Questo ovviamente non può giustificare gli atti atroci commessi, ma ci consente di non generalizzare e ci mette in guardia riguardo a quelle che potrebbero essere le nostre fragilità.
Nelle ultime pagine un messaggio di speranza: molto spesso entrambe le parti di un conflitto sono degne di essere valorizzate e ricordate e con un po’ di buon senso una conciliazione può essere sempre possibile.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010