Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
17ª edizione - (2014)

Reale legittimazione

Ed egli continuò la sua condanna: «Tu saresti un compratore di storie, ma che credi utilità abbia il tuo mestiere? Sei un marrano, sei un ipocrita. Nella vita non sussiste fantasia. Tu vivi grazie a noi, a chi ti ha dato il sole nostro e il nostro calore. Dov’è importanza in altro? Se non nella vita chiara e stabilita. Noi decidiamo le nostre regole e sono esse a permetterti di vivere. Va’ a cercar grano da un’altra parte, verme sudicio, che ancora non comprendi il valore dell’esistenza. Tu sei un obsoleto uomo, una deviazione, uno spostamento; con che volto vieni qui a me mostrandoti?».

«Io sono un compratore di storie non mi scuso pel disturbo,
non comprendo il sentimento avverso, né mi sfiora di tastarlo,
senza dubbio io qui ne ho, posto,
altrimenti che di voi, voi che sol dimora sapete donar.

Giungo qui con la pretesa non di trasportarvi offesa,
ma di esser creditato, e qual si voglia anche ammirato.
Sono un compratore di storie,
non verrà qui la mia resa.»

«Cessa di cantar, bardo! Non per rimar come tu fai ma sei un codardo!
Come puoi venirmi a dire che non rechi offesa? La tua stessa viltà è un insulto al nostro corso. Pretendi di essere accettato e anche avvalorato? Mio dio! Ma diamine, se ti nascondi! Dietro alle tue massime c’è soltanto un’eterna infondatezza. I nostri dettami sono i giusti; virili, pragmatici! Sono le fondamenta di ogni cosa, come sono le fondamenta della tua dimora che tanto disprezzi.»

«Io non ho dimora, non mi sembra giusto.
Sono un compratore di storie, il mio alloggio avviene in esse.»

«Ciance, ciance! Qualsivoglia abitazione ha almeno un tetto e due pareti. Non si può viver in pagine o nell’immaginazione. Tu ti eclisseresti, ti occulteresti se le tue richieste venissero esaudite, se solo avessi trovato di fronte a te una presenza meno ostile. Ma no! Io sono l’unione suprema degli uomini e della loro volontà! E tale volontà è quella dell’impegno, del progresso, della vita. Non venirmi a sperperare vane lusinghe riguardo la tua misera e bieca attività. Essa è truce, losca, putrida, e per giunta iniqua. Non ha norme, proporzioni o eguaglianze. La sola equazione che essa comprende è quella del caos, e questo virtuosismo non è del nostro tempo e io, per quanto mi riguarda, non l’ho mai afferrato, ma per mio volere. Cosa ci vuole ad accedere a relazioni non esistenti? Nulla, solo un po’ di fantasia; ma essa non porta da parte alcuna, è per questo che noi la disprezziamo. Ogni varietà che è ignifuga per il nostro cammino non è da tollerare. Non si può perdere attimo, noi miriamo al perfezionamento del mondo, giorno dopo giorno, questa è la vera realtà esistente. Ma tu ora verrai a domandarmi se esiste davvero la perfezione o la realtà o qualsiasi altra sciocchezza gnoseologica. E allora prego, fa’ pure, ma ricorda che troppe speculazioni sull’ “infinito” ti faranno diventare pazzo.»

Scrosci di risate e acclamazioni comparvero dal mondo osservante.

«E io ti stupirò, mio caro. Non farò nulla di ciò, poiché nulla mi porta a farlo. Restituisciti alla vita del pensiero, sol questo è il mio consiglio. La filosofia è qualcosa che aiuta ad accedere alle storie, a viverle diversamente, a rispettarle per ogni loro concetto nonostante il dubbio. Ma non m’importa farti comprendere cosa i pensieri siano, quando tu non vedi che aridità. L’aridità è nemica della cognizione. Ma io desisto, va’! Perdinci! Parliam quindi di più pragmatiche questioni.»

L’ultimo aggettivo venne pronunciato con una smorfia vocale destante… ironia.

«Come vedi so parlar la tua lingua, sono un compratore di storie. Ti esponi a me come forma eccelsa d’umanità, le cui regole, i cui dettami, prevalgono su tutto. Dimentichi che la forma estrema di società passibile di decisione veniva sovente ristretta solo al prototipo maschile, anni addietro? Come osi orbene tu, vantarti con me di rappresentare le intere genti? Se non fosse stato per il pensiero, per l’etica gnoseologica…».

E qui fece un inchino.

«…la collettività umana e quel briciolo di egualità che ci sbattete in faccia non sussisterebbe. Ecco che qui cadi in un paradosso, mio giovane; ma non disperare, esso è parte di tutti noi, e io lo vivo se si vuole anche con libidine, poiché rappresenta la non perfezione, la quale nel vostro mondo sistematico, è gran cosa.»

Facce smunte non capirono, e nemmeno sorrisero.

«Io mi pongo a te perché sei tu ora che dirigi la vita e, che mi piaccia o no, stai sopra di me. Io stesso riconosco l’efficienza del tuo mestiere, ma non posso non negare la totalità di esso. Penso di averti già spiegato i miei motivi; le speculazioni di cui di me ti beffavi prima aiutano a elargire idee; anche i vostri progetti derivano da una concezione di base.»

«Diavolo! Non te lo permetto! …»

«Orsù, concedimi di terminare. Sono un compratore di storie, vorrei solo veder riconosciuta la mia arte. Ripeto che vorrei far esse mie, e quante più possibile, e insegnarle, farle vostre a mia volta, farle del mondo. Che vada alla malora la tecnica! Nel raccontare non sussistono piani schematici, mi occuperò solo del significato, della morale e delle situazioni, per chiunque voglia ascoltarmi.
Amo il cambiamento d’opinione.
Amo la fantascienza, amo l’arte, la poesia.
Amo il macabro, l’inutile e il fallimento.
Amo la gloria, la sostanza, la vittoria.

Amo le mie pagine, nelle quali, è vero mi nascondo, ma sol perché non riesco a trovare altro modo di evasione da questa plumbea realtà. Amo crearla da me, questa realtà. Essa è la faccenda più soggettiva del mondo. E amo averne anche più d’una, poiché una sola non mi basta. Sono ingordo di realtà, ed è bellissimo, anche qualora dovessi squarciarmi l’animo.

Amo le scene di teatro, amo i video montaggi, le fotografie.
Amo le persone che li popolano.
Amo il fantastico putridume imperfetto della loro essenza.

Poiché tutto mi crea realtà.

Sono un compratore di storie, e son queste la mia vita, son queste le mie spose

«Sibillina arte è la parola. E un demonio, tu sei! E di quelli peggiori. Veritiero è che la lingua non ha osso, ma sa rompere il dorso. La lingua è una cosa pericolosa. Ma noi facciam calcoli, e i calcoli fan dimora…».

«È stato il pensiero a condurre l’uomo alla volontà di vivere in un cerchio ristretto, isolato, e sicuro.»

«Taci eretico blasfemo! Stupido scemo, ami gli attori che popolano le tue realtà e attore a tua volta sei divenuto. Burattino di losche ideologie! Avrai già raggiunto il livello di pazzia che ti ho predetto e che in cuor mio auspicavo. La tua realtà è falsa. La realtà è una ed è nostra!»

“Come odio questa estrema penuria di intelletto, questa carestia di menti”, pensò tra sé il compratore di storie.

«Pazzia? può essere. E attore? Anche.

L’attor balla ride e canta
come fosse sua sostanza,
sulla scena inesplorata
egli vive la giornata.

L’attor balla ride e canta
come fosse un burattino
di baldanza or or vestito
il suo cuore falso avvampa.

Ma poi falso, ma perché?
Se con tutto il suo fragore
riesce a rinfoltir speranza?

Con un tal fracasso forse
può toccar anche l’oscuro,
ma rumor in bene o in male
che comunque lascia il segno.

Quindi è vero questo sogno?
Che di mio, io sì, m’impregno!
Che con gusto e eccitazione,
non mi lascia assai riserbo.

L’attor balla ride e canta
come fosse una medusa,
nel suo mar racconta in prosa
i difetti della sposa.

L’attor danza, ghigna, strilla!

Da una mano comandato
come fosse marionetta
il destino già prescelto,
può far suo sol col talento.

Ora io Signor discuto
se questa realtà è finzione,
con la tua giurisdizione
puoi esser tutto tranne acuto.

Esta viaggia, vive, campa
nella mente del bambino,
come me, Tu forse e anch’Egli
non del tutto differenti;

cosa è: realtà! Mi scusi
lasciam giudicar gli astrusi.»

A quel punto l’umanità di quel tempo tacque per un istante, come scossa. Non capì, ma sembrò essa che quel qualcosa fuoriuscito di bocca al compratore di storie fosse una voce mirabile. Riprese poi insieme al Dio Illuminista la propria contraddizione verso quegli ideali, ma con meno veemenza di prima.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010