Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
17ª edizione - (2014)

Non l’avrei mai detto

Ammetto che da parecchio tempo avevo smesso di dedicarmi alla lettura. La reputavo una cosa poco importante, un inutile spreco di tempo. Sfortunatamente, o forse fortunatamente, mi era stato assegnato un libro da leggere a scuola, ma non mi andava di leggere. Dopo averlo prenotato in biblioteca ed essere andata a ritirarlo, lo lasciai sulla scrivania ad accumulare polvere insieme a tanti altri libri, regalati in varie occasioni e mai neanche sfogliati.
Ogni tanto mi cadeva l’occhio sulla copertina un po’ rovinata, finché un giorno decisi che prima o dopo avrei dovuto leggerlo, così decisi di dare solo un’occhiata, giusto per riabituarmi all’idea di dover leggere.
In realtà, letta la prima pagina continuai e continuai ancora. Lo ricordo bene, erano le 16.30 quando presi delicatamente il libro dalla scrivania e all’ora di cena ero già a metà. Detto così può suonare lungo come tempo di lettura, ma per me, fidatevi, non lo era stato affatto.
La cosa strana è che non volevo mangiare e urlavo contro mia madre di voler leggere ancora. Lei, seppur felice che io facessi qualcosa di utile, era ostinata a dire che avrei dovuto mettere qualcosa sotto i denti.
La accontentai e tornai subito al mio racconto: sì, mio. L’avevo reso mio immaginandolo ed emozionandomi mentre leggevo. La storia parlava di due giovani innamorati. A ogni capitolo, a ogni dettaglio, a ogni novità riguardante quei ragazzi, il mio cuore batteva un po’ più forte.
Sarebbe piaciuto anche a me avere un ragazzo, forse era per quello, o semplicemente dovevo ammettere il fatto che leggere mi emozionava, cosa che trovavo difficile da ammettere, soprattutto davanti a mia madre, che era così insistente, quando non avevo proprio voglia di leggere.
Passai la notte a pensare a come sarebbe finita la storia, poi a sognarla e infine a immaginarmi nel ruolo della protagonista.
Il mattino dopo mi alzai, mi preparai e mi avviai a scuola, inutile dirlo, con il libro in mano. Quel giorno non lo lasciai un attimo, durante le lezioni continuavo a guardarlo aspettando l’intervallo per poter andare avanti, all’uscita da scuola tornando a casa continuai a leggere, finii il libro.
A quel punto era inutile negare quanto mi piacesse e mi emozionasse la lettura, era ormai inutile anche preoccuparmi della reazione stupita di mia madre. Riconsiderai la montagna di libri ormai sepolta dalla polvere che stava sulla mia scrivania, ripulii le librerie e mi misi seriamente a fare qualcosa di produttivo una volta per tutte: leggere.
Leggere, leggere e leggere ancora, fino allo sfinimento perché potete credermi, non esiste cosa più bella che emozionarsi a ogni pagina, piangere con i protagonisti, immaginarsi le scene e immedesimarsi nelle storie degli altri.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010