Il Fantasy
Comincio con il dire che diversamente dai miei coetanei, a me leggere piace molto. Ma come tutte le persone anche io ho i miei gusti particolari, infatti amo leggere solo i libri fantasy.
Penso che questo genere non tratti affatto solo argomenti per bambini come molti sostengono, ma al contrario è uno dei pochi o forse persino l’unico a far sognare il lettore: i libri drammatici ci fanno piangere, le biografie, i saggi e le cronache hanno il compito di informare su cose realmente accadute o su persone realmente vissute, i gialli ci fanno pensare e ragionare per risolvere un delitto e gli horror hanno il compito di impaurirci. Il fantasy è capace di fare evadere dalla realtà e dai problemi di ogni giorno.
Ti porta in un mondo solo tuo, dove puoi essere la regina delle fate o un cavaliere, una principessa guerriera o un re, dove puoi persino volare lontano sulle ali di un drago; un mondo dove non c’è crisi, non c’è inquinamento, non si parla di borsa e di politica, dove le azioni e gli azionisti non contano più un granché e dove non ci sono suicidi per disoccupazione. Non dico un mondo senza guerra, perché in quanti libri fantasy si fanno guerre e battaglie? Re e regine devono pur mantenere il loro regno. E le fate devono combattere le tenebre. Dico perciò che il mondo del fantasy è un mondo dove la guerra è un gioco e dove la morte, non fa più così paura.
Un giorno, navigando su internet, ho trovato un commento di George R.R. Martin, scrittore della saga Le cronache del ghiaccio e del fuoco in cui parlava di questo particolare genere letterario. Vorrei riportarlo perché parla in modo molto esplicito e penso che non riuscirei a usare parole migliori:
Il fantasy è scarlatto e argento, indaco e azzurro, ossidiana e lapislazzuli. La realtà è compensato e plastica, fatta in marrone fango e verde oliva.
Il fantasy ha il sapore del peperoncino e del miele, della cannella e dei chiodi di garofano, di pregiate carni rosse e vino dolce come l’estate. La realtà è fagioli e tofu, e cenere come dolce.
La realtà sono i centri commerciali di Burbank, le ciminiere di Cleveland, un parcheggio sotterraneo a Newark. Il fantasy sono le torri di Minas Tirith, le pietre antiche di Gormenghast, le sale di Camelot.
Il fantasy vola sulle ali di Icaro, la realtà con la Southwest Airlines.
Leggiamo fantasy per ritrovare i colori, penso.
Per assaggiare spezie saporite e ascoltare il canto delle sirene.
C’è qualcosa di antico e vero nel fantasy che parla a qualcosa di antico e profondo dentro di noi, al bambino che sognava di cacciare nelle foreste della notte, e di far festa sotto le colline cave, e di trovare l’amore eterno da qualche parte a sud di Oz e a nord di Shangri-La.
Si tengano il loro paradiso. Quando morirò, me ne andrò di corsa nella Terra di Mezzo.
Leggo fantasy perché mi piace sognare. Perché mi piace immaginare una realtà parallela che non esiste, ma che per poco mi fa sentire meglio, al sicuro, se vogliamo.
Data questa mia passione per l’immaginazione, ho provato io stessa a scrivere un libro fantasy, ma ho capito che se scrivo quello che immagino, racconto il mio mondo.
Ma se altre dieci, cento, mille persone leggono quello che ho immaginato, anche loro immagineranno di essere nel mio mondo, e ne faranno parte. Ma a quel punto, il mio mondo non sarà più solo mio, e non avrà più senso.
Per questo continuerò a limitarmi a leggere libri fantasy. Per continuare a creare pezzo per pezzo, pagina per pagina, il mio mondo, per potermici rifugiare quando tutto sembra andare come non dovrebbe.
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