Un’esperienza di lettura
Sfiorir veggio per una sì alta erta
que’ nudi steli, e di bronzo tingersi
fra verdi intrichi. Mesto per la via
deserta corro, e solitari clivi,
fin a te erma quercia, tu martir muta
d’amori primieri e baci furtivi.
Né per gemer vengo alle tue fronde,
o per levar parole ormai indarno,
al fusto ignudo, ma per scordar l’ore
seduto presso rugiadosi rivi.
Ed or mi volgo a questa nuova vita
e d’ella rimembrerò sol questo:
quali d’autunno caddero della quercia
le foglie, così fu l’amore antico,
al soffiar brumal del vento si spense.
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