Il sorriso di una donna, Monna Lisa
9 Novembre 1513, Firenze.
Il sole ardente è già tramontato, le tortore poggiate sul tetto dinanzi a me sono ormai volate nel cielo freddo. E io sono sempre qui. Nella stessa stanza, nella stessa agonia, nella stessa prigione che io stessa mi sono cercata. E cosa più straziante…
È sempre la mia stessa misera vita. Io, la stessa Monna Lisa: piena di rimpianti e dolore, piena di colpe di cui ho coperto il corpo che la mia povera e vedova madre creò con premura per me, ma che io sporcai con i miei peccati.
Per questo sono qua. Per pagare i miei errori.
10 Novembre 1513, Firenze.
Nella notte la vecchia guardia del carcere dove mi trovo bussò alla mia porta, con pugno svelto. Sputò le parole con avarizia e mi diede dei panni puliti di un colore che marchia la mia vita, come il sangue che scorre nelle vene mie, perché sono colpevole e il mio sangue non è più rosso come quello di ogni essere limpido, figlio di Dio.
Il mio sangue è nero di colpa, nero di dolore. E la mia vita non ha mai conosciuto colori se non il bianco e il nero.
Eppure, nonostante io sia così fetida, il signor Da Vinci ha chiesto la mia presenza dinanzi a lui domani all’alba.
11 Novembre 1513, Firenze.
Che invidia. Invidia pura la mia, che altro se non invidia per quell’uomo dal sorriso perpetuo?
Lui! Un uomo colto, libero, con un cognome rispettabile e ammirevole, dalle dita prodigiose che non s’è mai macchiato di peccati come i miei. Incredibile artista secondo molte locandiere che vedevo e sentivo urlare durante il mio passaggio lungo il mercato. Ma per me monsignor Da Vinci è un bugiardo.
Come può dire a me, donna piena di rughe per l’angustia vissuta ogni singolo giorno della mia vita, che i miei occhi hanno paura di mostrare i colori dentro di me? Io non ho che il bianco e il nero, e quello mi parla di un arcobaleno? Ecco cosa provo nel mio cuore: invidia per chi vede oltre la realtà che è più fredda del mio sangue. Invidia della vitalità di quell’uomo.
12 Novembre 1513, Firenze.
Costui è un folle! Io, Monna Lisa, modello per la sua prossima opera? Mai nella vita! Neppure un po’ di pittura potrebbe colorare la mia vita.
13 Novembre 1513, Firenze.
Ahimè, non ho potuto rinunciare.
Il maestro Da Vinci mi ha davvero convinta a fargli da Musa. Io? È una follia! Glielo dissi: «È follia!». E lui che fece? Mi sorrise e mi disse: «Madonna, non è forse l’arte una follia? Eppure è un modo per vivere, una ragione di vita. L’arte è sentimento. Monna Lisa, lei è una donna viva di sentimento».
…E io piango, per parole così assurdamente belle, mai sentite e che mai più sentirò.
14 Novembre 1513, Firenze.
Leonardo, è questo il nome del maestro Da Vinci. Leonardo, non mi aspettavo altro. Costui non può che essere Leonardo.
Perché? Perché nessun altro, se non un leone , avrebbe mai potuto dire a me che nella vita esistono altri colori oltre al nero e al bianco.
Perché nessun altro avrebbe avuto il coraggio di chiedere a me, assassina e peccatrice, di fargli da Musa nella sua dimora, in solitudine. Vorrei crederci, perché lo sguardo che aveva mentre afferrava la mia mano era come mille soli ardenti su un freddo terreno ormai dimenticato dalla stessa Madre Terra.
15 Novembre 1513, Firenze.
Ah cuor mio! Calmati, che è follia. Non posso credere alla richiesta del maestro Da Vinci. Per il suo dipinto devo sorridere? Io? Monna Lisa cuore di ghiaccio? Credo di aver dimenticato anche come si sorride.
5 Dicembre 1513, Firenze.
E lo feci. Dopo varie insistenze, lo feci. Abbozzai un sorriso, minuto. Dopo varie notti in bianco per cercare di sorridere, tutte inutili fra l’altro, finalmente sorrisi.
Mai nella mia vita avrei creduto che sorridere fosse così facile. Penso dipenda tutto dalla persona per cui si sorride. Parole come quelle del maestro Da Vinci sono difficili da non sentire nel profondo. E penso che pian piano… sto imparando anch’io a vivere.
6 Dicembre 1513, Firenze.
Ora sento anche il profumo dell’aria. Sento la sua voce. Non era la bugia di un esaltato quello che diceva il maestro Da Vinci! Il vento veramente sussurra parole!
Ora non mi sento più vuota sul mio letto, perché il vento mi coccola con ninne nanne. Ora non odio il sole perché splendeva solo sulle teste delle altre. Ora il sole splende anche su di me. E io, vivo. Io Monna Lisa, vivo!
7 Dicembre 1513, Firenze.
Ora di morte: all’alba.
Morte: Impiccagione.
Segni particolari prima della morte: Monna Lisa guardava verso l’orizzonte e solo dopo aver chiuso gli occhi, prima di essere impiccata per la sua condanna di morte, ha visto il famoso artista Leonardo Da Vinci e ha sorriso, come se fosse una persona pura che ha vissuto intensamente la vita, anche se per poco. La vita posseduta non si sarebbe mai potuta paragonare a quel poco di vita vissuta con un sorriso per Leonardo.
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