Il campo dei papaveri - I Papaveri – Claude Monet
Oggi 28 maggio è il compleanno di mia figlia Clementine, compie 5 anni e come ogni anno vengo qui con lei, in questo campo di papaveri, dove tutto ha avuto inizio.
Me lo ricordo come se fosse ieri: correvo, cercavo di mettermi in salvo. Successe tutto molto velocemente. Stavo andando dalla campagna a Parigi con mio fratello gemello Edmond e nostra zia su un calesse.
Io e Edmond sin da quando eravamo bambini abbiamo vissuto con nostra zia e nostra cugina Bernadette. Ora che Bernadette si era trasferita con suo marito a Parigi e stava per partorire, la stavamo andando a trovare.
D’un tratto il calesse venne attaccato da alcuni uomini. Ci buttarono giù, io riuscii subito ad allontanarmi, ma presero mio fratello e mia zia. Dopo aver assestato alcuni colpi a mio fratello, presero una pistola e spararono a entrambi. Li vidi morire davanti ai miei occhi.
Cominciai a correre. Non sapevo dove stessi andando. Mi fermai all’ombra di una albero, sedendomi, e piansi per parecchio tempo.
Mi sentivo osservata e pensai che i banditi mi avessero inseguita. Quando alzai gli occhi terrorizzata, notai che mi trovavo in un campo di papaveri e quello era l’unico albero in mezzo a una maestosa distesa. Poco lontano da me vidi un uomo di fronte a una tela con una tavolozza di colori, che guardava prima me e poi la sua tela. Stava dipingendo me! Aveva scelto il giorno sbagliato.
Cercai di alzarmi asciugandomi le lacrime e mi accorsi che il mio vestito era rovinato. Era il mio vestito preferito, me lo aveva regalato Edmond qualche giorno prima.
Mi avvicinai all’uomo e gli chiesi infuriata cosa stesse facendo, inveii contro di lui, ma lui restava tranquillo, con la faccia beata come se avesse visto una fata. Mi disse di chiamarsi Christophe e mi spiegò che veniva spesso a dipingere i papaveri, aggiunse poi che mi aveva trovata in lacrime e aveva pensato che fosse bellissima come scena, quindi aveva voluto immortalarla.
Poi, rendendosi conto che ero sconvolta mi chiese cosa fosse successo, e mentre mi accompagnava a casa sua glielo spiegai. Quando arrivammo mandò alcuni dei suoi uomini a controllare se qualcuno era sopravvissuto all’attacco.
A casa sua mi fece rinfrescare e i suoi genitori mi accolsero con molta cordialità. Mi offrirono una tazza di te e mi chiesero a chi dovessero recapitare il messaggio per avvisare dell’accaduto e nel frattempo mi avrebbero ospitato loro.
Dopo una settimana mia cugina e suo marito vennero a prendermi e mi trasferii da loro. Io e Christophe ci lasciammo con la promessa di tenerci in contatto e così per un anno intero imparammo a conoscerci attraverso le lunghissime lettere che ci mandavamo quasi ogni settimana.
Esattamente dopo un anno mi invitò a casa sua per trascorrere con la sua famiglia una vacanza; il secondo giorno mi portò a fare un giro in calesse perché voleva mostrarmi una cosa e mi chiese se poteva bendarmi gli occhi. Fermò il calesse, lo sentii scendere e venire dalla mia parte, mi disse di aver fiducia in lui e mi aiutò a scendere dal calesse. Mi fece fare qualche passo. Quando mi chiese di togliermi la benda lo trovai in ginocchio di fronte a me: non ci fu bisogno che lui dicesse nulla perché io gli buttai le braccia al collo.
Fu il più bel giorno della mia vita.
Da lì percorremmo un sentiero, che portava a una piccola casetta. Mi spiegò che l’aveva fatta costruire per noi per quando ci saremmo sposati.
Dopo il matrimonio decidemmo di fare un viaggio a Londra.
Il suo compleanno sarebbe stato pochi giorni dopo e decisi di organizzare un ballo in suo onore, durante il quale avrei esposto tutti i suoi quadri per fargli una sorpresa. La sera del suo compleanno lo portai alla festa, dove lo aspettavano tutti gli invitati che ammiravano i suoi bellissimi quadri. Rimase piuttosto sorpreso e tutti gli fecero gli auguri e i complimenti per i dipinti.
Alla fine della nostra vacanza tornammo in Francia, ma purtroppo durante la traversataci fu un’epidemia di colera e lui, come tante altre persone, si ammalò. Quando tornai a casa scoprii di essere incinta. Christophe sembrava stare meglio e quando nacque Clementine si era quasi del tutto ripreso, anche se rimaneva ancora un po’ debole.
***
Nonostante sia ancora un po’ debole continua a dipingere cose meravigliose.
Oggi, per non disturbarlo, io e Clementine l’abbiamo lasciato nel suo studio mentre stava finendo di dipingere il nostro meraviglioso campo di papaveri.
Al nostro ritorno misi la bimba a fare il suo riposino pomeridiano e lo raggiunsi nello studio. Mi fermai sulla soglia perché lo vidi troppo immobile. Mi avvicinai lentamente, osservai il quadro che ritraeva me e Clementine nel campo di papaveri.
Appoggiai lentamente le mie mani alle sue spalle e gli diedi un bacio sulla guancia che stava diventando fredda…
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