Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
17ª edizione - (2014)

Essere, apparire, divenire

Eleonora […] vive in un sogno, aspetta alla finestra, indossando la faccia che conserva in un’anfora dietro la porta. Per chi è?

Eleanor Rigby – Lennon/McCartney

Ci sono tante anfore dietro alla porta, una per ogni faccia, una faccia una situazione, una situazione un’anfora, un’anfora una porta, una porta una faccia.
Eleonora non vive in un mondo reale, sogna.
Eleonora aspetta alla finestra, e sogna.
Sognare è dormire, morire è dormire, sognare è morire? Forse.
Eleonora sognerà tutta la vita e non vivrà mai.
Quando la vita di Eleonora è finita, nessuno le toglie la maschera dei giorni di festa, nessuno scopre le altre maschere dietro alla porta, nessuno scopre Eleonora.
Eleonora non è mai esistita.
Se la faccia si confonde con la maschera, la faccia potrebbe essere solo un’altra delle maschere dietro la porta dentro l’anfora.
La faccia è la maschera? O la maschera è la faccia?
(Questa storia della maschera se l’è inventata un signore che si chiamava Pirandello, tanto tempo fa. O meglio, proprio inventata inventata no, ma il signor Pirandello ha spiegato bene cosa s’intende per maschera. E secondo il signor Pirandello la maschera non si può proprio togliere. Mai.)
L’anfora (chiamalo cuore chiamala anfora chiamalo cervello chiamala pancia) racchiude maschere diverse per ogni esigenza nella quale occorre uscire (la porta la società la vita) e avere rapporti con altre persone. Perché le maschere da sole non parlano, e c’è bisogno di qualcuno dietro per farle parlare.
Non si può sfuggire alle maschere, così come non si può sfuggire alla società. Liberarsi della maschera (e dalla maschera) significa liberarsi della società (e dalla società) e rimanere soli. È una scelta per pochi coraggiosi.
Passando la vita a nasconderci dietro maschere, più belle, più brutte, realistiche o assurdamente diverse dalla nostra vera faccia, è naturale che scegliamo come passatempo l’arte di creare maschere, di indossarle e di farle parlare come noi non siamo in grado nella quotidianità.
Ci diverte.
Lo chiamiamo teatro, cinema, letteratura, televisione, musica, danza, sport.
Ma è la stessa cosa: manipolazione delle maschere.
Per divertire, ma anche (e soprattutto) per aiutarci a trovare la nostra vera faccia, scavando in uno strato accumulato di brandelli di maschere vecchie e nuove, nostre o altrui, che abbiamo visto soltanto, indossato noi stessi, amato addosso ad altri.
È per questo che amo la musica, è per questo che recito: per mettere il mio corpo e la mia voce a disposizione di quelle parole che qualcuno, mentre tentava di dare un’occhiata sotto alla propria maschera, ha scritto nero su bianco con sincerità e bellezza.
Con la speranza che, prima o poi, qualcuna di quelle parole permetta anche a me di guardare sotto alla mia maschera e conoscere me stessa.
Apparire per essere, e poi divenire.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010