Chauliodus sloani
L’acqua scivola sulla pelle, fredda e tagliente come una lama di ghiaccio, ma devi nuotare.
Giù, sempre più giù, perché il dolore non può arrivare fino a lì, lì dove le vibrazioni risuonano distorte, incomprensibili, lì dove la luce si scompone in miliardi di raggi tutti diversi tra loro, che si incrociano quasi a voler formare i tratti dei nostri destini confusi.
Giù, sempre più giù.
Un uomo può ottenere tutto nella vita, tranne che se stesso. Quindi nuota fino a quando sarai sicuro di non avere più abbastanza fiato in corpo per poter tornare in superficie, fino a quando le tue membra esauste ti imporranno di fermarti. Fino a quando non raggiungerai quello stato di consapevolezza tipico di chi non ha più nulla da perdere.
Il tempo scorre insensibile, asettico, tiranno della tua esistenza fino all’ultimo istante.
Prova a sentirti libero. Fin da quando eri bambino ti hanno detto come vivere, ti hanno dato delle regole, hanno tentato di renderti uguale a tutti gli altri. Ma tu sentivi di essere diverso, sentivi di avere qualcosa in più rispetto agli altri; forse era solo la tua immaginazione, o forse la tua diversità era dettata semplicemente dal fatto che eri consapevole di avere qualcosa di differente dagli altri, un qualcosa di caratterizzante, ma non necessariamente un qualcosa di positivo.
Ognuno di noi ha dentro di sé un elemento unico e speciale, ma solo in pochi riescono a rendersene conto prima che sia troppo tardi. Le esperienze ci rendono quello che siamo, rimarcano nettamente i confini della nostra personalità, creano un solco tra noi e gli altri, tra l’uomo e la massa.
Ogni scelta porta a un cambiamento: tu sei il frutto delle tue scelte, non di un destino già scritto, non di un dio onnisciente che serba nella sua mente i piani che ha per ognuno di noi.
Pensa a quando da bambino tornavi da solo a casa, senza nessun amico, con i segni su tutto il corpo delle botte prese perché non ti rassegnavi a comportarti come gli altri; li vedevi tutti uguali, li odiavi con tutto te stesso, e ti ripromettevi che non ti saresti mai uniformato alla massa, saresti sempre rimasto te stesso. Hai mai pensato a come la tua vita sarebbe stata se ti fossi arreso?
Saresti diventato uno di loro, avresti vissuto fiero della tua mediocrità, senza sogni, senza ambizione, convinto di essere diverso dagli altri, convinto di essere l’unico libero in mezzo agli schiavi.
Ti ricordi invece la prima volta che ti sei innamorato? La paura di non essere mai abbastanza, il senso di inferiorità e quello di completezza, la felicità dei momenti passati assieme; il cercare le parole giuste per esprimersi, il sentirsi grande, il tentativo di costruire un rapporto serio, e non di facciata come quello di molti coetanei.
Poi le scelte sbagliate, perdere la giusta strada e ritrovarla più forte di prima. Le notti insonni in preda ai pensieri, sentirsi di tanto in tanto solo in mezzo a tutti, il senso di apatia verso la finta realtà in cui viviamo.
Se non avessi passato queste esperienze, la tua vita sarebbe stata completamente differente; magari saresti finito a fare un lavoro che odi, a vivere senza uno scopo, a guardare ogni domenica le partite di calcio dopo essere andato a messa per pregare un dio in cui non credi. Che merda.
Ma forse la cosa che ti ha segnato di più è stata la prematura scomparsa del tuo amico, morto ad appena diciassette anni per un’emorragia cerebrale mentre giocava a calcio. Hai capito quanto la vita sia ingiusta, quanto sia breve la nostra esistenza. Un attimo prima ci sei e un attimo dopo sei solo un ricordo, destinato a sbiadire nel tempo come una fotografia.
Non importa se tu segua la massa o se tu non lo faccia, se tu sia lento o veloce: la morte non aspetta nessuno. Quindi a che scopo lottare? Perché abbaiare al nulla?
Meglio riposare, disteso qui sul fondo dell’oceano, lasciando al mondo ciò che gli spetta.
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