Appartengo alla generazione dei cellulari
Appartengo alla generazione dei cellulari all’ultima moda, dei computer tecnologici e televisori moderni. Appartengo alla generazione di coloro che amano andare in discoteca il sabato sera, bere fino a stare male e non pensare a niente. Appartengo alla generazione della sigaretta accesa per terra, dei falò in spiaggia la sera, con le canzoni suonate alla chitarra che mi rispecchiano pienamente. Appartengo alla generazione dei messaggi inviati la notte sotto le coperte, delle lunghe telefonate e delle uscite all’insaputa dei genitori. Appartengo alla generazione delle corse sotto la pioggia, dei passaggi in bici e dei semafori rossi sempre ignorati. Appartengo alla generazione delle fughe da casa, della musica ad alto volume nelle orecchie, dei discorsi imbarazzanti con i propri genitori e delle discussioni con i professori. Appartengo alla generazione di chi guida il motorino senza casco, solo per sentire il vento tra i capelli che gli permette di assaporare un attimo di libertà. Appartengo alla generazione di chi è in grado di rischiare: “O tutto o niente” mi sento spesso ripetere, ma cos’è tutto, cos’è niente? Appartengo alla generazione delle insicurezze, degli errori, i quali, nonostante ci facciano imparare, sono pur sempre errori. Appartengo alla generazione di coloro che desiderano tutto subito, senza riflettere sulle conseguenze delle decisioni prese d’istinto e dei pianti soffocati sotto un cuscino. Appartengo alla generazione delle litigate con gli amici e del conseguente chiarimento immediatamente dopo. Appartengo alla generazione delle frasi non dette per paura, delle parole sussurrate all’orecchio o gridate in faccia. Appartengo alla generazione di coloro che non piangono per orgoglio, sbagliano e non provano rimpianto. Appartengo alla generazione dei sani principi, che i bravi ragazzi sono persuasi a non seguire favorendo così le complicazioni. Appartengo alla generazione di coloro che hanno fretta di crescere, di assumersi le proprie responsabilità, ma che per paura di sbagliare rinunciano.
Molto spesso gli adolescenti vivono come se non ci fosse un domani, come se tutto ciò a cui pensano sia il presente senza nessuna ripercussione sul futuro. Nel mio immaginario il futuro è rappresentato dall’evoluzione, dal cambiamento. Credo infatti che ciò che diventerò tra venti, trenta o quarant’anni non sarà altro che una trasformazione di quello che sono adesso. Tutte le esperienze a cui vado incontro tutto ciò che vivo o le decisioni che scelgo di prendere o meno, detteranno il mio avvenire. Nessuno è in grado di sfuggire al futuro: che sia un secondo, un minuto o un anno, tutti sono obbligati ad affrontarlo, e nonostante esso non avvenga secondo una logica di sequenza ognuno lo affronta nel modo che ritiene più opportuno. Sono proprio gli atteggiamenti e i comportamenti legati al passato e al proprio vissuto che costituiscono le basi per il futuro. Infatti, per quanto banale, credo che quello che sarai è in parte quello che già sei.
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