Il futuro: la dimora delle paure pił profonde
Il futuro è sempre stato visto come un momento della vita molto lontano e molto incerto, ogni uomo o donna ha una sua visione personale di esso e tendenzialmente cambia ogni giorno in base a come la mattina ci svegliamo oppure semplicemente in base alle sensazioni che il proprio cuore prova in quel determinato momento offuscando a volte la mente, facendo così credere o, meglio, sognare il proprio ipotetico futuro.
L’esempio tipico su un futuro condizionato dalle sensazioni è quello dell’amore; ogni volta che si è innamorati si sogna la vita futura tramite immagini quasi fiabesche: ci si vede come una bellissima donna, affiancata da un dolcissimo marito e da tanti bambini. Quando però questo amore finisce, il proprio futuro è incerto e incupito e ciò provoca un senso di tristezza portando così al cambiamento radicale di quell’idea che fino a quel momento era limpida.
Sul dizionario la parola futuro che, a parer mio, è assai complessa, viene identificata in modi differenti. Può essere: una cosa che avverrà in seguito o semplicemente un tempo verbale che esprime un’azione futura. La definisco complessa poiché in realtà non sono in grado di spiegare cosa sia.
Molti scrittori, artisti, cantanti, attori parlano del futuro e ognuno di essi ne fornisce una propria interpretazione:
Passiamo tutta la vita a preoccuparci del nostro futuro. A pianificare il futuro. A cercare di prevedere il futuro. Come se prevederlo potesse in qualche modo attutirne i colpi. Ma il futuro cambia sempre. Il futuro è la dimora delle nostre paure più profonde e delle nostre speranze più folli. Ma una cosa è certa: quando alla fine si rivela, il futuro non è mai come l’avevamo immaginato. (Sceneggiatore del telefilm Grey’s Anatomy, frase di Meredith Grey interpretata da Ellen Pompeo).
Tutti dovremmo preoccuparci del futuro, perché là dobbiamo passare il resto della nostra vita. (Charles Franklin Kettering, Seed for Thought, 1949).
Il passato non ha importanza. Il presente non ha importanza. È il futuro che dobbiamo affrontare. Perché il passato è ciò che l’uomo non avrebbe dovuto essere. Il presente è ciò che l’uomo non dovrebbe essere. Il futuro è ciò che sono gli artisti. (Oscar Wilde, L’anima dell’uomo sotto il socialismo, 1891).
Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. (Eleanor Roosevelt, citato in Punti di vista, Mario Grasso, 2001).
…gira gira gira e va come un punto di domanda e non si sa quando si fermerà la volta buona, gira gira e resterà per un attimo soltanto poi all’improvviso sparirà la volta buona, che cambierà la vita la volta buona, sarà la via d’uscita la volta buona, sarà il cambio di scena la volta buona, sarà la volta buona la volta buona… (Max Pezzali, La volta buona, tratto dall’album Il mondo insieme a te, 2004).
Analizzando i pensieri qui presentati, si può capire quanto in realtà nelle loro diversità siano così strettamente legati. Hanno un cosiddetto filo conduttore che, secondo me, è il timore. Due pensieri fanno particolarmente notare questo: uno all’interno del libro di Oscar Wilde e la frase recitata dall’attrice Ellen Pompeo.
La frase di Oscar Wilde che mi ha fatto molto riflettere è tratta dal saggio L’anima dell’uomo sotto il socialismo. In questo lavoro Oscar Wilde tratta un tema molto importante: l’individualismo. L’individualismo è una posizione morale, una filosofia politica, un’ideologia o prospettiva sociale, che sottolinea il valore morale dell’individuo. Questo valore morale è basato molto sulla propria libertà, infatti secondo l’autore ottenendo questa possibilità di far primeggiare le idee personali di un individuo, ottieni la libertà stessa. A parer mio, Oscar Wilde nel definire l’individualismo (libera espressione), vedeva una forma di futuro. La sua frase l’ho compresa in questo modo: noi non possiamo cambiare il passato e nemmeno il presente e gli errori all’interno di un cammino sono leciti poiché sono gli unici in grado di farci crescere. Ma in tutto questo c’è una cosa ancora più grande e forte, cioè che noi siamo degli artisti, siamo gli unici in grado di creare a nostro piacimento il futuro. Noi abbiamo la possibilità di decorare o plasmare ciò che più ci piace; però, per fare ciò, penso che ci sia solo un modo: come ha scritto Eleanor Roosevelt bisogna crederci, bisogna dar spazio ai propri sogni, cercando in tutti i modi di portarli a compimento.
Purtroppo questa idea è vera fino a un certo punto; penso che non ci si possa affidare solo a un sogno. Credo che alla base ci debbano essere sforzi e sacrifici, penso che fare progetti a lungo termine non porti a nulla di realmente costruttivo. Ritengo che le persone debbano pensare più al presente poiché, per quanto l’idea di fantasticare sia bella e quasi magica, non porta mai a nulla di realmente positivo. Nel progettare cose, c’è il grande rischio di non esserne pienamente soddisfatti poiché nella propria mente ha preso vita altro o semplicemente, ciò che si sperava non si è realizzato come previsto.
Non penso che fantasticare o comunque elaborare un futuro non sia bello né divertente; anche a me è capitato, solo credo che sia rischioso creare un futuro nel quale si potrebbe non arrivare alla meta prestabilita, o comunque non a sedici anni. Io a questa età voglio pensare ad altro, voglio vivere semplicemente questa vita, poiché non so che accadrà domani, non so come sarà e onestamente non m’interessa.
Non m’interessa non perché sia una irresponsabile e/o ingrata, semplicemente credo che ci venga data solo una vita terrena, penso che ci sia una sola possibilità e che essa debba essere vissuta al massimo con tutte le emozioni: gioie e tristezze. Solo vivendo il tutto avremo veramente la sensazione d’esserci, d’essere partecipi nel mondo. Il futuro c’è, è spaventoso e implica un sacco di rischi, ma pensando ogni giorno a essi come si potrebbe realmente vivere??
Il cercare di progettare mostra semplicemente quanto in realtà sia fragile l’uomo. Ci mostra la paura di lasciarsi andare, di fare quel cosiddetto salto nel vuoto. È normale avere paura del futuro, è normale chiedersi cosa accadrà, è normale porsi la domanda: “ma avrò mai un lavoro o una casa con la crisi che aumenta?”… è giusto chiedersi ciò, solo non bisogna mettere questa domanda al primo posto altrimenti si rischia di bruciare la cosa più importante: il presente!
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