Un'esperienza di lettura
Se proprio ci devono essere degli uomini, che almeno volino, e lontano
Noi cresciamo ogni giorno, per ogni esperienza vissuta su questa terra. Siamo i protagonisti del nostro romanzo e conduciamo un percorso che si spera possa portarci a un grandioso finale.
Chi non crescerebbe al solo sentire quest'espressione?
Se proprio ci devono essere degli uomini, che almeno volino, e lontano da Oceano Mare di Alessandro Baricco.
Tale romanzo mi ha confermato una sensazione che speravo di non essere l'unica a sentire: avere un mare in me, un oceano. Come un sole che con i suoi caldi raggi irradia il mio essere, una ninfa che folle danza in me e cresce sempre più. Oceano Mare raccoglie nella locanda Almayer strambi personaggi, svariati tra loro; solo una cosa li accomuna; è come se dovessero guarire da una malattia che li ha fatti pericolosamente ammalare, tutti quanti. Ma non si tratta di un virus preso nella stagione invernale o di una febbre contratta da un amico; questa malattia è un morbo che si è evoluto dentro a ogni personaggio che può quindi definirsi come malato di se stesso.
La cosa più interessante è che sarà l'amore in persona a ridonare la vita; ogni genere di amore.
Non parlo solamente del rapporto uomo-donna, genitore-figlio, intendo anche l'amore della vita che si sprigiona al sol ammirare il sole addormentarsi nel mare, all'eros che incita l'individuo a conoscere la verità. L'amore di amare senza obbligatoriamente essere amati.
Noi amiamo perché abbiamo bisogno di amore.
Oceano mare, il pozzo da cui attingere l'essere. La sostanza più completa e perfetta.
La giovane Elisewin lo troverà amando il suo guerriero per un'intera notte, passata a restituirsi la vita, con le labbra, con le mani, una ragazzina che non ha visto nulla e un uomo che ha visto troppo. Come qualcuno nato da poco che si accultura leggendo un'intera enciclopedia, come un bambino che cresce dopo essersi curato una ferita che si è fatto mentre giocava, la cicatrice glielo ricorderà.
Come un uomo che teme la morte dopo che questa ha osato sfiorarlo.
Oceano mare, il respiro delle onde che sospirano nella notte.
Ditemi, è capitato anche a voi di essere innamorati dell'amore, di aver raggiunto un tale sentimento di serenità che appagava i vostri stanchi sensi per il quale avete capito di essere voi soli lungo la strada, di esservi ritrovati; prima infatti eravate anime perse. Ditemi, avete mai provato ad ascoltare l'animale che vive in voi, oltre al vostro cervello?
Quello era l'oceano, che imperava un istinto selvaggio; il mare che salverà ognuno di noi.
Amore. Amate quindi.
Oceano mare, un pazzo bagno d'onda che ha sfiorato il mio pensare. Ha rivoluzionato in me l'idea di uomini: Se proprio ci devono essere degli uomini che almeno volino, e lontano.
Oceano mare, la danza di sinuose curve che fa la corrente. Il nostro mollare gli impegni, preferendo per una volta sdraiarci su di un prato e perderci col tempo.
Noi siamo le vele che il vento del mondo scuote.
Lasciamo che il soffio del cielo ci conduca, lasciamoci trascinare.
E se crediamo di esserci perduti porgiamo una conchiglia al nostro fragile orecchio e sentiamo. Non solo ascoltare, ma sentire. E non aspettiamo che sia troppo tardi. Che arrivi il nostro guerriero, il sentiero giusto da imboccare.
Iniziamo già a camminare. Ogni giorno un cosmo, ogni giorno l'ultimo, ogni giorno noi.
E se finiremo nel ventre del mare, una mano penetrerà negli abissi. La afferreremo e così lei ci riporterà alla vita.
Ed Elisewin ha trovato il suo mare. È giunto il tempo di guarire. Amate folli. Amate sempre.
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