Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
16ª edizione - (2013)

28 ottobre 2922

Tap tap, tap tap, tap tap.
Per essere il 28 di ottobre faceva ancora caldo.
La mia Mariam indossava una maglietta bianca e dei pantaloni bianchi. La sua pelle color ebano splendeva al contatto con il sole.
La mia pelle a confronto con la sua era a dir poco pallida. Durante l’estate non mi sono abbronzato neanche un poco.
Io e Mariam sedevamo al bar. Io mangiavo una brioches al cioccolato e lei una alla crema.
Mi chiese a cosa pensavo e le risposi che eravamo come il cioccolato e il latte.
Lei fece un sorriso… sforzato.
Non ci feci caso e andai avanti a chiacchierare del più e del meno, del nostro imminente matrimonio, della casa, del lavoro, quando in lontananza sentimmo qualcosa.
Si avvicinava.
Tap tap, tap tap, tap tap.
Mi resi conto che non vedevo e non sentivo il rumorino delle macchine a energia solare. Strano per essere solo le dieci del mattino.
La piazza si fece silenziosa. La città si fece silenziosa.
Tap tap, tap tap, tap tap.
Sempre più vicino e forte.
A quel punto in lontananza vidi qualcosa, o meglio la causa di quel rumore.
Una marcia.
Una marcia di uomini e donne soldato.
Una marcia di uomini e donne soldato di colore.
Marciavano tutti perfettamente sincronizzati con le loro divise bianche con lo stemma della Black United sul petto. Ognuno portava una baionetta di quelle elettroniche che funzionavano sia manualmente che vocalmente.
Al lato di ogni squadrone di soldati, avanzavano le soldatesse, con in mano la bandiera della B.U., in groppa a cavalli bianchi. Erano migliaia e sfilavano davanti ai nostri occhi, verso piazza Venezia, con passo deciso e a testa alta.
Sembravano angeli bianchi col viso nero e la baionetta scintillante.
Ci alzammo e come ipnotizzati incominciammo a seguirli.
Arrivammo a piazza Venezia in religioso silenzio. Si sentiva solo il tap tap, tap tap, tap tap.
Si aprì la finestra di Palazzo Venezia. Quella finestra.
Uscì il deputato Bengali Muzzini con al suo fianco Papa Salif Dabo I°.
Cosa mai vista.
Mi salì il panico e decisi che era meglio andarmene.
Cercai la mano di Mariam ma lei se la mise in tasca.
Muzzini incominciò a parlare e le poche parole che afferrai mi bastarono per capire che era ora di andarmene.
«Black United sta marciando in tutte le più importanti capitali del mondo…».
Mi voltai e incominciai a farmi spazio nella folla ipnotizzata.
«Il mondo sarà nostro, ed è nostro, di diritto essendo noi il popolo nero la maggioranza».
C’erano migliaia di persone.
«Il popolo bianco dovrà pagare per tutti i torti subiti dai nostri padri…».
Era difficile riuscire a passare, la folla andava aumentando.
«Estinzione».
Mi fermai scioccato da quelle parole.
Guardai in alto verso la finestra e poi verso il cielo.
Riabbassai lo sguardo e Mariam era lì. Dietro di me.
Sorrisi di gioia nel vederla.
Una lacrima le rigava il viso, percorse tutto il suo viso e cadde sulla baionetta… non saprei come se la fosse procurata.
Con la sua voce dolce e calda disse: «Spara».
Gente che urla, gente che cerca di scappare, gente bianca che cerca di difendersi da ciò che sta per accadere.
Disteso al suolo mi rendo conto che ogni azione del passato, sbagliata o giusta che sia, avrà conseguenze sul futuro.
Il popolo Bianco verrà estinto dall’ignoranza del passato e la vendetta del futuro.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010