Lettera al futuro
A volte sei un riverbero che
si guarda da lontano, come
il sole tra le macerie,
un’altra cosa destinata a durare,
solo mai per sempre…
dunque perché preoccuparsi tanto?
Talvolta ti considero con
sgomento, perché
come un assetato
inghiotti la mia prosa in silenziosi
singulti di coscienza –
Così, semplicemente, ho rinunciato
a un discorso complesso e ispirato,
per ripartire dal presente-passato
e costruire le mie fondamenta nel vento
della memoria.
Spesso ho immaginato
come sarebbe stato
il giorno ordinario in cui
ti avrei incontrato,
l’istante in cui – per caso –
ci saremmo riconosciuti,
in mezzo a un’unica folla
nel cuore di tutte le solitudini.
Un tempo mi sembravi scuro
come il cappotto che indossavo
mentre pedalavo per Milano
bianca di colonne e storia –
quando pensavo speravo che
la città potesse rispondere
alla mia inquietudine elettrica
e la interrogavo in cammino,
viaggiando con mia nonna per musei.
Lei parlando muoveva le mani
con dolcezza, per accarezzare
le speranze appena pronunciate…
«Non avere paura»
sussurrava ogni volta, «perché
a voi fu dato in sorte questo tempo.»
Per lei ho stappato la voglia di
scrivere e sorseggiato un po’ di
vecchia poesia senza paradossi, chiedendomi:
“Sei possibile? E morale? Anche se
la vita non bastasse per tutti –
noi nuovi Atlanti –
le spalle spezzate
da mondi invisibili –
guidati da mappe
bruciate, bruciate –
come gli indici d’umanità
e fossimo qualcosa di più e di meno –
dei nostri tragici antenati…?”
È vero, nonna, il mondo
non è più quello di
una volta – e noi
siamo nuovi come lui,
spaccati in mille pezzi ma
ognuno è un diamante grezzo.
Così non andrò in America a studiare,
ho scelto di restare qui a sognare –
anche se può significare
andare a morire di niente,
di lavoro assente, sogni e fame –
ma è più forte la tentazione
di scegliere
di sbagliare.
E qui sta la bellezza:
non esiste
una lista di cose da non fare
finché mi illumina abbastanza fede
da ballare e ballare aspettando l’alba…
Ti aspetterò, futuro
chiunque tu sia e dovunque tu
vada
lontano più lontano oltre i confini della notte
spezzando questa metrica quotidiana,
il canto e la parola con cui
ti riconoscerò
quando soffierai in un vento tanto forte
da muovere persino la luce con sé.
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