Possibilità
Giorno.
La luce trapassa la finestra
come la spada il petto del soldato vinto.
La pioggia risveglia il mio udito
con un susseguirsi di ticchettii.
I miei occhi,
accarezzati da una brezza sottile
come la mano della madre sul viso del figlio;
il mio olfatto,
attirato da un odore acre,
lo smog.
Pian piano mi alzo
come se il paesaggio mi chiamasse.
Da un sognar di pianure verdi,
guardo la grigia città.
Quella luce ingannatrice,
dall’uomo creata,
la realtà mi presenta.
Le auto si muovono
come uccelli in primavera,
le persone corrono come il soffio.
Solo un albero è lì fisso,
nel cemento le sue radici
immobili.
Poi le nuvole fuggono via,
il sole regna nel cielo
che ormai corvino da tempo,
rivede il suo antico color ceruleo.
L’albero
con le sue fronde
si inchina al sole,
il mio sguardo
si perde nel vuoto.
E quel paesaggio
che in sogno mi apparve,
come un miraggio
si mostra.
Da una buia città
il futuro roseo compare.
Lontano
ma possibile,
diritto davanti a me.
La via che si mostra ai miei occhi
si biforca.
Da una parte
un fumo grigio mi fa tossire,
dall’altra
il miraggio risplende come il faro nella nebbia.
L’avvenir si mostra,
le due vie sono a ugual distanza,
le mie azioni mi condurranno su una delle due.
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