Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
16ª edizione - (2013)

La chiave del futuro

Era uno di quei giorni in cui riflettevo sul senso della vita, sui perché che ci circondano, su cosa vuol dire amare, aiutare il prossimo e su come migliorare la propria esistenza, ma il pensiero più grande era quello del mio futuro: cosa ne sarà di me? Cosa ne sarà delle persone che mi circondano e di tutto ciò che mi circonda?…
Era ormai tardi, tutto fuori si oscurò e scese la notte, la Luna risplendeva tra le mille stelle che quiete e serene gli facevano da balia. Mi coricai a letto sempre con quel pensiero costante del mio futuro, fino quando la mia mente si resettò e…
Mi ritrovai in una enorme camera scura dalle pareti grigie come il fumo invernale dei camini, non trovavo una via d’uscita, capii di essere in gabbia.
A un tratto una moltitudine di strane immagini mi occultò la vista, erano figure strane e irreali, c’erano cerchi, rettangoli, quadrati, rombi. Improvvisamente spuntarono volti, figure paurose, e poi suoni, luci, ombre e voci; tante voci che si sovrapponevano le une sulle altre.
Non capivo esattamente di cosa parlassero, ma erano tante e fastidiose, cercai di concentrarmi ma non riuscivo a capire, era come se una forza esterna mi impedisse di dargli ascolto. Poi queste figure divennero più rarefatte; fino quando luci, suoni, ombre e voci sembravano distanti, e fu proprio in quel momento che vidi una porta.
Mi avvicinai, pensando di poter finalmente uscire da quel luogo così misterioso e pauroso. Quando fui a una decina di passi da essa mi accorsi di una scritta impressa su questa: Qui si cela il tuo futuro.
All’inizio, titubante, non sapevo se aprire questa porta sarebbe stata una cosa positiva o meno. Iniziai a farmi domande su domande fino quando decisi di aprirla.
Abbassai la maniglia ma la porta non si apriva, iniziai a spingerla con le mani , poi con le spalle, con la testa, con i fianchi, con il cuore e persino con l’anima, fino a quando io e la porta non diventammo una cosa sola; come quando in una passione amorosa due corpi si fondono in uno liberando quella che non è altro che l’essenza dell’amore. Ma la porta ancora non si apriva. Mi accorsi solo in quel momento che era necessaria una chiave, ma io non ne ero in possesso.
Poi si fece di nuovo giorno e mi svegliai ancora con quel pensiero, sempre quello, quello del mio futuro, e a questo si aggiunse questo sogno così strano.
Dopo ore passate a ragionare, a far lavorare tutti i neuroni del mio cervello e ogni più piccola particella del mio corpo, capii che quelle voci, quelle creature apparentemente insignificanti, non volevano far altro che rivelarmi il mio futuro, ma io non avevo dato loro retta, e solo oggi mi rammarico del fatto che forse avrebbero potuto fare molto per me: mi avrebbero potuto aiutare a capire tante cose e tanti avvenimenti.
Capii inoltre che quella stramaledetta chiave non era presente perché è ciò che io stessa devo costruire per dar vita al mio futuro, ma non capisco come poter fare; e non so esattamente se il proprio futuro lo si può costruire, ma piuttosto si può cercare di fare cose che possano migliorarlo, tuttavia sono estremamente convinta che nessuno lo può scegliere, forse il futuro di ognuno di noi è segnato, o forse è il “fato” che lo determina.
Ma certamente né io né nessun altro lo può conoscere prima di viverlo direttamente sulla propria pelle.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010