Il cammino dell’immortale
Nacqui. Forse questo fu il momento più importante e rilevante della mia vita, di un esistenza che sotto molti punti di vista si può considerare anomala.
Ebbi un corpo forte, una mente aperta, giunsi a trent’anni a vedere il nascere del ventesimo secolo. Qualcosa accadde, qualcosa che non mi spiego e che effettivamente possiamo considerare irrilevante per la mia lunga storia.
Sta di fatto che mi ritrovai al culmine del vigore fisico in eterno, incapace di morire. Passai attraverso le guerre senza batter ciglio, neppure solleticato dalle bombe, riuscendo a celare la mia anomalia, in quanto l’ultima cosa che volevo era l’attenzione del mondo. Mi ero reso conto che tutto ciò che cercavo era la pace, l’anonimato. La fase delle distrazioni venne dopo.
Capii presto che vita era quella di un immortale. Una vita vuota. Molti uomini darebbero tutto per la vita eterna, pur conoscendo una basilare legge di mercato. Quando la quantità di merce sale, il valore scende. L’oro costa molto perché è raro. La vita è preziosa perché, ineluttabilmente, prima o poi, finisce. Io sono l’unica eccezione, l’unico i cui giorni non sono contati, l’unico a non risentire del passare del tempo. E il valore della mia vita scende.
Conobbi la donna della mia vita mentre cercavo di scacciare tali pensieri. La vidi bruciare come una candela sotto i miei occhi, corrosa dal tempo, e alla fine spegnersi, come la fiammella che muore dopo che la cera è finita.
Era credente, e sapeva che sarebbe giunta in paradiso, in un mondo migliore. Io no. Io sono recluso in questo, per sempre.
Ebbi brutti momenti, mi disperai molto per la mia condizione. Ho sprecato del tempo ad autocommiserarmi? Sì. Tanto che importa, quando il tuo tempo non finisce mai?
Il Terzo Millennio portò novità. Cercai di viverle come un uomo, ma non fu possibile. Vidi una nuova, inevitabile guerra scoppiare. Dopo secoli e secoli alla ricerca di armamenti sempre più micidiali, l’uomo ha raggiunto il considerevole risultato, culmine di idiozia, di distruggersi con le proprie mani. Sarebbe finita comunque, per l’inquinamento e tutto il resto, ma la guerra ha senz’altro accelerato il processo. Le bombe rasero al suolo la sciagurata civiltà umana, casa dopo casa, ponte dopo ponte, persona dopo persona, trascinando nel baratro anche tutti gli animali e le piante che avrebbero prosperato ancora per millenni e millenni, se le mani dell’uomo non si fossero allungate sul pianeta,
In mezzo al deserto che la Terra era diventata, tra le radiazioni più letali, mi ritrovai a combattere contro la noia! Ah, che ironia! Avevo tutto il tempo che volevo ma solo una piccola parte da passare con altre persone, e l’avevo sprecato ad autocommiserarmi. Solo ora mi concedevo il lusso di pentirmene.
Non voglio annoiare un improbabile lettore parlando dei milioni di anni seguenti. Alla fine il Sole inghiottì la Terra, e dopo un altro sproposito di tempo mi ritrovai a vagare per lo spazio. Avrò per sempre, tra le ceneri del mio pianeta, una lapide con incisa una data di nascita, seguita da un trattino che dovrebbe anticipare una data di morte che mai giungerà.
Sfido chiunque, anche l’uomo più avido e attaccato alla carne, a invidiarmi, destinato a vagare per sempre nel vuoto.
Ho imparato solo due cose, nella mia vita infinita.
Primo: gli umani non sono fatti per la solitudine.
Secondo: la morte è parte dell’uomo, essa è una certezza nel futuro di tutti eccetto che nel mio, allo stesso tempo un nemico imbattibile e un alleato che mai ti abbandona, e una vita non è tale senza morte, come un uomo che ha inizio e non ha una fine non è un uomo.
Chi sono io, dunque?
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