Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
16ª edizione - (2013)

Il pianeta Giallo

Ci parlano di quanto sia luminoso il futuro di come lo splendore di quel domani, un giorno, arriverà ad accarezzarci le pupille, gli occhi stanchi da tanto uso sfrenato di apparecchiature varie, e ci si aprirà davanti un mondo invaso dalla luce. Di come questo mondo sarà nostro, lì, pronto, voglioso di essere raccolto, come una mela matura che implora di essere mangiata, la cui esistenza ci sostiene così come la nostra sosterrà lei.
Il problema è che, prima di noi, l’hanno detto anche ad altri. E prima di quelli, ad altri ancora. E via così, e questa grande mela blu l’hanno divorata in tanti, troppi. Oramai a noi, la nuova generazione, non rimane altro che un cadavere di frutto, mezzo marcito, i cui ultimi succhi stanno gocciolando piano piano nelle mani di chi spinge più forte; alla fine, poi, è inutile darsi gomitate e tirarsi calci per riuscire a catturare le ultime infime molecole di acqua zuccherata. Perché quando arrivi ai resti della mela, hai le dita intrise di sangue e non sai più che fartene del bottino, perché alcuni scelgono di ignorare che sia sporco e cercano di convincerti in tutti i modi di dargliene un frammento, mentre altri, che si fantasticano l’apice della moralità umana, si rifiutano e prendono a martellate i primi, i quali non nascondono la propria natura.
Ma alla fine, quella mela, perché si è ridotta così? Tanti, tanti perché, tutti seguiti da un punto interrogativo, però nessuno vuole prendersi la colpa, azzardarsi a dare una spiegazione. Perché a prosciugarla, quella mela, siamo un po’ tutti. Pensando che ce ne sia abbastanza da soddisfare le esigenze di tutti, pensando forse che un goccino di qua e uno di là non farà mica male. E dopo un paio di botte, dopo un paio di graffi sulla buccia, ci si accorge che forse non è così. Un altro paio, e ci si inizia a preoccupare, la corsa si fa sempre più frenetica, si corre all’indietro, urlando a quelli che non sono riusciti ad arrivare abbastanza vicini al melo da vedere con i propri occhi che è tutto a posto, che di mela ce n’è ancora tanta, che si stanno prendendo provvedimenti per farla bastare, per trovare altri meli, che magari diano più frutti e più carnosi.
E intanto sono loro che si avvicinano sempre di più, quelli con le gambe più veloci, con i mezzi più potenti. E la prosciugano ancora un po’, e poi si fanno convincere con sempre più difficoltà di darla agli altri, e intanto quelli che la vogliono iniziano a fare rissa, a litigare per un goccino o un pezzettino di polpa, sperando che contenga ancora liquido. E il caos continua ad aumentare, nonostante i richiami di quelli che mantengono un pochino di calma, delle raccomandazioni di non urtare la mela. Ma per adesso, non hanno gli strumenti per farle veramente male.
Essa continua a starsene lì, ancora abbastanza blu, se non un pochino sporca, a osservare il tutto. Ogni tanto riescono a sfiorarla, con giusto la punta delle dita, le braccia non le distendono ancora bene, riescono a starsene relativamente lontani, ancora la conservano, evitano di ferirla gravemente.
Ma poi? Quando veramente ci sarà solo quell’ultima gocciolina sulla quale litigare, quelle poche molecole che tutti vogliono bere, chi per una ragione piuttosto che per un’altra, quando la mela sarà veramente secca? Le lotte diventeranno ancora più intense; impareranno a distendere bene le braccia, e prima o poi qualcuno riuscirà a farla cadere. E tutti rimarranno a guardare mentre la gravità segue il suo corso, mentre piano piano quel frutto così desiderato, così fondamentale per la vita, così inesplicabilmente bello, affascinante, magnetico nella sua essenza… Ma che dico, oramai, a quel punto, senza più quella magnificenza, di che vita si potrà parlare? Dopo tanti litigi, dopo tante fatiche per conquistarla, alla fine resterà lì, simbolo della malvagità autodistruttiva, un atomo opaco del male, colorata di blu-sporco, nella polvere, non più capace di dare succo o di sostenere in qualunque modo l’esistenza dei cosiddetti pretendenti.
Di sicuro cercheranno di trovarne altre, di mele, ma di mele blu non se ne trovano ovunque; e probabilmente cercheranno di colorare quelle rosse, gialle, verdi. Inutile; il blu, quello naturale, quello intenso, non lo puoi fabbricare, non importa la disperazione che ti spinge a farlo, il bisogno di farlo, di farlo il più in fretta possibile, di avvicinarti il più possibile a quello che ti risulta necessario. Fondamentale. Talmente importante da farti venire le lacrime agli occhi. Lacrime, perché nessuno ci pensò mai al fatto che forse quel maledetto succo non è così vitale per noi quanto per quella maledetta mela, che adesso hanno lasciato lì, nella polvere, a essere mangiata dalle formiche. Che forse si poteva trovare una benedetta alternativa a quel maledetto succo, qualcosa che permettesse alla mela di continuare a esistere veramente per le generazioni a venire, che permettesse di mantenere quelle maledette promesse.
Il mondo è ai vostri piedi. Ma dove, se il mondo ve lo siete già presi voi?
Ci avete lasciato i semi, quelli pieni di cianuro, quelli amari, e noi ci dobbiamo accontentare; perché la mela non è ancora caduta, ma le foglie sì. Ne rimane una piccola, fragile, che dev’essere salvaguardata affinché ricrescano anche le altre. Affinché la polpa e la buccia inizino a risanarsi, affinché le generazioni che verranno dopo di noi non debbano rimanere deluse dalle bugie che tutti gli adulti dicono. Affinché le promesse si possano avverare, perché forse, se si avverano, non solo la mela migliorerà, ma anche quelli a cui si faranno, che a loro volta aiuteranno a far migliorare la mela, e così via.
I circoli non devono essere per forza viziosi; basta un po’ d’impegno, un po’ di volontà, un po’ di generosità. Bisogna imparare ad apprezzare l’aspetto delle cose e quello che ci viene offerto senza cercare di avere tutto per se stessi, di togliere il tutto dai proprietari di diritti, di sfruttarli. Perché il futuro è adesso, e stiamo distendendo le braccia sempre di più, sempre più verso il frutto.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010