Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
15ª edizione - (2012)

Una giornata qualunque

È un giorno come tanti altri, sveglia alle 7.00 e come al solito questa notte il bambino si è svegliato e ho dovuto occuparmene Io. Dopo una doccia rapida con l’acqua ancora fredda, mi metto il solito tailleur dato che nell’ufficio dove lavoro i miei capi obbligano tutte le donne a portare la gonna. Mando giù il caffè bollente e mi avvio di fretta verso la fermata dell’autobus. Improvvisamente inizia a piovere, e in un attimo è il diluvio, oh no! Che sfortuna, non ho un ombrello e la fermata dell’autobus non è riparata. Come se non potesse andar peggio, una macchina sfreccia a tutta velocità passando sopra un’enorme pozzanghera e indovinate chi è la vittima: io. Ormai sono fradicia dalla testa ai piedi ma solo dal retro dato che ho provato a evitare il disastro girandomi, e non posso in alcun modo rimediare tornando a casa considerato che l’autobus sta arrivando. Quindi, rassegnandomi al fatto che la giornata è sotto il segno della sfortuna, salgo sull’autobus stracolmo di persone facendo a gomitate tra la gente.
Dopo mezz’ora di tragitto, finalmente sono arrivata e, scesa dall’autobus, mi rendo conto che il mio tailleur è passato dallo stato di inzuppato a quello di ammuffito a causa del calore dell’autobus. Ve l’avevo detto che questa giornata sarebbe andata storta, vero? Arrivando alla mia sede di lavoro, mi rendo conto che ho dimenticato la cartelletta con tutti i documenti necessari per presentare ai miei direttori un nuovo progetto su una macchina creata per le persone anziane. In realtà non è così grave che l’abbia dimenticata, visto che il progetto non mi era riuscito così bene, il problema però è che devo inventarmi una nuova idea che possa piacere e convincere i miei capi nello spazio di sole tre ore.
Salendo nell’ascensore, mi sento osservata da tutti i miei colleghi, anche mentre cammino verso il mio ufficio, tutti gli sguardi sono puntati su di me ed è una sensazione alquanto spiacevole, ma non c’è da stupirsi, anch’io se vedessi una donna con i vestiti fradici e rovinati andare tranquillamente al lavoro, sarei stupita. Fortunatamente, una mia collega con la quale vado abbastanza d’accordo mi chiede come mai sono ridotta in questo stato, e dopo averle spiegato l’accaduto, decide, impietosita, di prestarmi un tailleur che conserva nel suo ufficio in caso di emergenza. Il mio viso si illumina, finalmente un po’ di fortuna! Ma come sempre, parlo troppo in fretta. Infatti, quando, nel bagno, cerco di infilarmi la gonna, mi rendo conto che è troppo corta, e anche la giacca lo è! Quasi dimenticavo che questa mia collega è alta 1 metro 50 mentre io sono 1 metro 70. Pazienza, è sempre meglio che un vestito bagnato, e quindi lo indosso. Con qualche difficoltà per camminare data la taglia della gonna, arrivo al mio studio per cercare di inventarmi qualcosa di interessante da presentare ai direttori. Mi siedo davanti al computer ma non so cosa scrivere, niente, è il vuoto più completo. Questa è una sensazione strana dato che solitamente sono una persona molto inventiva, ma oggi proprio non ci riesco, non so se mi sono svegliata con il piede sbagliato o se un gatto nero mi è passato davanti (anche se non sono superstiziosa) ma oggi attiro la sfortuna. Il tempo passa, e la mia pagina resta vuota, bianca come la neve. Mentre mi spremo le meningi, passa davanti al mio ufficio un collega, che si lamenta di sua madre di 80 anni, che non riesce più a guidare bene, perché si confonde tra i diversi pulsanti presenti sul cruscotto per il tergicristallo, i fari o la radio, e allora mi viene un’idea, una macchina semplificata con solo pochi comandi basilari per permettere alle persone anziane di guidare più facilmente. Le macchine per le persone anziane saranno piccole e avranno solo dei pulsanti, niente più leve nascoste dietro al volante, solo pulsanti per le opzioni importanti come i fari, le frecce, le luci di emergenza e per le persone con problemi alle articolazioni degli arti inferiori, l’acceleratore e il freno potranno essere sostituiti da un regolatore di velocità. Meno male! Ho avuto anche il tempo per preparare un breve power point appena in tempo per la presentazione. Entro nella sala di riunione, i direttori si sono già accomodati e i loro volti mostrano freddezza e rigidità, difatti mi sarebbe sembrato strano che in una giornata cominciata sotto il segno della sfortuna, i miei capi fossero stati felici e gioiosi. Inizio la mia presentazione ansiosa delle loro reazioni e espongo loro le mie varie proposte per una macchina adatta alle persone anziane. Durante tutto il tempo, le loro espressioni sono state sempre le stesse: inespressive. Non avevo nessuna idea dell’esito. Prende la parola il direttore del mio settore e dice con voce impostata: «La ringraziamo per il suo progetto , le faremo sapere domani l’esito».
Ho il cuore in gola, detesto dover aspettare una risposta, sono il tipo di persona che deve sapere tutto subito. Ringrazio i dirigenti per la loro attenzione ed esco lentamente camminando con un andatura impacciata a causa della gonna decisamente troppo stretta.
Ho una sola voglia, tornarmene a casa, farmi una doccia e cambiarmi i vestiti per mettermi un paio di pantaloni comodi e ampi. Ma ahimè prima di tutto ciò devo passare a prendere mio figlio dalla baby-sitter e fargli fare i compiti. Oggi è stata proprio una giornata storta, chissà come andrà domani dato che mi faranno conoscere il loro parere sulla mia presentazione… Guarda caso domani è l’8 Marzo, chissà se mi porterà fortuna…

Ispirato al film francese: A la maison pour Noël e a tutte le donne che lavorano.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010