Storie della tua donna
È notte, piove.
Tre cose attirano la nostra attenzione: la sedia, una donna e il suo ombrello.
I fasci di luce le sfrecciano davanti, quasi sfiorandola. Ma lei non ci fa caso e continua a fissare la carreggiata, in attesa.
Poco dopo una macchina si ferma a pochi metri da lei.
L’infante stringe con le dita le sbarre della sua prigione di legno.
La sua prima parola:
«Mamma».
Lei, 15 anni, in bagno:
«Mamma, piscio sangue!».
«Spogliati!».
«Perché papà? Dimmi perché mamma se n’è andata senza di noi.»
«Non c’è alcuna possibilità che tu possa amarla come la amo io!»
In ospedale:
Donna giovane, sposata. Segni particolari: nessuno.
Capelli di sangue rappreso. Occhi verdi, tumefatti. Naso rotto.
Labbro inferiore spaccato, diviso in due da una striscia di sangue che cola fino al pavimento.
Unghie spezzate. Microfrattura alla falange del mignolo destro. Lividi violacei estesi in tutto il corpo.
Il dottore la fissa.
«Come è successo?»
Lei mormora:
«Sono caduta dalle scale»
«Non c’è alcuna possibilità che tu possa toccarla come la tocco io!»
«Perché ti ho sposato?»
«Oh, no. Lei mi pensa anche quando è con te.»
«Allora, accetti?»
«Certo, sì… certamente. Uhm…»
«Che hai?»
«Mi sento un po’ in colpa.»
«È perché pago io la cena?»
«Non c’è bisogno di sottolinearlo.»
«Allora cos’è?»
«È che… uhm… Ah, è per quella volta che ho dimenticato le mutandine a casa tua? Ricordo! E poi hai fatto la foto e l’hai mostrata a tutti i tuoi amici, la voce poi si è sparsa tanto che…»
«Zitta, per favore. Ci stanno guardando tutti.»
«Forse interessa anche a loro la foto delle mie mutandine.»
«Ma che dici? Comunque, mi ascolti?»
«Parla.»
«Dicevo, la proposta…»
«Sì.»
«…Ecco, dovevo farla io.»
«La proposta?»
«Sì, di m-matri…»
«Matrimonio?»
«Sì, quella.»
«Tu?»
«Sì. Io, l’uomo.»
La donna inizia a ridere così forte che tutte le altre conversazioni improvvisamente si spengono.
«Sei incinta?
Wow, grande.
Congratulazioni.
Che bello!
È un maschio o una femmina?
Chi è il padre?»
«Non lo so.»
«Non lo sai?»
«Non lo so.»
«Oddio! Non ci credo.
Puttana!
Sei una vergogna.
Vattene.»
Lei è sul divano ora, una mano poggiata dolcemente ad accarezzare l’addome gonfio di vita.
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