Libere considerazioni sulla seguente poesia di Sandro Penna: "Moralisti Il mondo che vi pare di catene tutto è tessuto d'armonie profonde"
Moralista: colui il quale ha la tendenza a considerare ogni azione sotto l'aspetto morale, talvolta con eccessivo rigore. È proprio questo rigore che nella poesia di Sandro Penna viene presentato e al tempo stesso messo in crisi mediante l'immagine concreta delle catene. Questi vincoli morali immobilizzano il mondo e sembrano incatenarlo sotto un pensiero che presume di insegnarci l'etica giusta, il cammino da seguire, per poter vivere nell'onestà e nella giustizia. Questa inflessibilità di pensiero viene ben rappresentata da Penna sia coi caratteri sia col metro. La poesia è infatti scritta sulla pagina, in modo semplice, senza parole più o meno evidenziate, senza spazi più accentuati o parentesi o puntini di sospensione che richiamano connotativamente una realtà secondaria, più libera e più profonda. Niente di tutto questo! Soltanto un titolo seguito da due versi, apparentemente della stessa lunghezza, che danno una sensazione di staticità, inflessibili, proprio come due catene. Ma il secondo verso lo avvertiamo come un po' più lungo, esce fuori, rompe leggermente questa rigidità. Questo senso di dilatazione e di allontanamento è in parte generato dal ritmo. Il primo è un endecasillabo rigorosamente convenzionale a maiore (7 + 5) con accenti sulla sesta e sulla decima sillaba, il secondo invece è pure un endecasillabo, ma a minore (5 + 7), con accenti sulla quarta e sulla decima sillaba.
Nel secondo inoltre si possono trovare sia una sinafele, tra tutto ed e, sia una sineresi nella parola armonie che diventa trisillabo, anziché quadrisillabo. Il secondo verso sembra pertanto che anche nel ritmo rompa quei vincoli di chiusura della poesia che, in senso traslato, possono essere associati a quella legge morale, a quell'essere conforme alla norma del giusto e dell'onesto che è insita nel pensiero dei moralisti.
Il secondo verso può pertanto essere interpretato come un grido, un appello che Penna rivolge ai moralisti e il titolo diverrebbe così parte integrante del testo, con funzione di vocativo.
Proprio ai moralisti infatti il poeta lancia questo messaggio per far aprire loro gli occhi e per spiegare che questo tessuto d'armonie profonde, che può essere interpretato come desiderio di una vita più autentica e anche stimolo a reagire e a cambiare la realtà, è da apprezzare e valorizzare e non invece da condannare.
Ecco che si spiega, ancora una volta l'uso di questa semplice ma espressiva parola: catena che, con i suoi significati connotativi, forma uno dei temi centrali di questo testo poetico.
La catena si può anche intendere come un'inseparabile sequenza di anelli, uno attaccato all'altro, un'unione di eventi già predefiniti, già fissati e perciò aspettati, quindi privi d'emozioni.
Ciò mi sembra assolutamente sbagliato, in quanto la vita è apprezzabile, sia da giovani che da più anziani, per i suoi misteri, per le sue sottigliezze e, quindi per i suoi significati, più profondi e più inattesi.
Questi sono gli ingredienti del grande cocktail chiamato tessuto d'armonie profonde: il grande dono offertoci da Dio bisogna assaporarlo giorno per giorno, cogliendone tutte le varie sfumature, sia nelle sconfitte o nelle delusioni, sia nelle gioie e nelle soddisfazioni, bisogna comprenderlo e conservarlo nel grande bagaglio dell'esperienza, per poi in futuro non commettere più gli stessi errori ma, anzi, cercare di maturare. La pianificazione troppo meticolosa del proprio futuro, camminando quindi su una vita già immaginata e perciò vissuta, porta ad una considerazione banale e quasi scontata del nostro percorso, negando così uno dei più grandi valori della vita: le emozioni.
Anch'io penso, e in questo credo di essere d'accordo con Penna, che chi trasmette idee troppo severe, intransigenti, austere e in modo troppo autoritario non migliori la società, anzi la condanni all'immobilità. Questa inflessibilità porta, infatti, a irrazionali sentimenti di evasione, trasformando una legittima e creativa forza evolutiva in uno sfogo spesso immediato, banale e superficiale e in soluzioni pericolose di ribellione che vorrebbero essere contro il mondo, ma che in realtà sono contro se stessi e che portano all'autodistruzione quali la droga, l'alcool, ecc...
Penso invece che questa forza di trasgressione debba essere valorizzata: i cambiamenti, infatti, se visti come frutto di armonie profonde, ovvero di sentimenti di libertà, di voglia di migliorarsi portano ad una maturazione veramente profonda del singolo e della collettività che ci può aiutare a crescere sempre più.
Queste armonie sono sempre state e saranno sempre l'unico mezzo per svilupparsi e quindi perfezionare il mondo che ci circonda.
Rimanere indifferenti di fronte ad un mutamento è invece segno di debolezza in quanto si mette così in mostra soltanto la nostra paura nei suoi confronti. Occorre invece crescere insieme alla società e seguirne il cambiamento passo dopo passo in modo da contribuire con le nostre azioni di ogni giorno a indirizzarlo nella giusta direzione, per far sì che anche la nostra vita migliori. Man mano che invecchiamo, la scuola, l'esperienza quotidiana ci insegnano a interpretare la realtà e ad avere un nostro pensiero su cui basarci e quindi a prenderci le nostre responsabilità. Anche questa è stata una conquista, un cambiamento, un risultato costruttivo del desiderio di trasgressione dell'uomo.
Molti secoli fa, infatti, non era possibile sostenere liberamente una propria idea, bisognava solamente obbedire ai più potenti, unici a godere del grande diritto della cultura.
Ma proprio ora che abbiamo i mezzi per capire, sarebbe errato non sfruttarli, sottostando come soldati al pensiero rigido, austero dei moralisti.
Il vivere nell'onestà e nella giustizia è sicuramente opportuno ma, non per questo dobbiamo chiuderci con delle catene, prigionieri nel nostro piccolo castello fortificato fatto di rigidi e scontati moralismi. Dobbiamo invece cercare di evadere anche per portare questi valori'dinamici quali la giustizia, la creatività, la libertà in quei luoghi dove non sono ancora presenti per poi così continuare quel progetto iniziato secoli fa che mira a migliorare il mondo che ci circonda e a rendere l'uomo sempre più cosciente delle armonie profonde, che costituiscono il tessuto del mondo, e che prende il nome di civiltà.
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