Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
14ª edizione - (2011)

Vibrazioni d’incanto

C’è un momento in cui tutto diventa chiaro, proprio quando le luci calano, il sipario si alza e in sottofondo un leggero e dolce suono accompagna i miei pensieri.
Sono assorta tra me e me e non so bene decifrare la lingua del mio cuore: devo piangere? Devo urlare? devo ridere?
I miei sentimenti non riescono a prendere una forma, non riescono a emergere e io assopita nella matassa confusa della mia mente mi lascio scivolare dalla mia inerzia.
Sono sola, sdraiata sul mio letto in preda a una sottile ansia che non so ancora come domare.
Mi giro e mi rigiro, mi alzo, torno a stendermi e poi il mio sguardo nella penombra si fissa su un oggetto.
Lo osservo, la mia mente mi comanda di spostare lo sguardo verso qualcos’altro, ma qualcosa me lo impedisce.
Quella sottile ansia che invadeva il mio corpo continua a salire, sudo e in poco tempo mi trovo a tremare.
Mi avvicino all’oggetto e lo tocco.
Quanti pianti mi ha causato, quante sofferenze, ma anche quanti sorrisi…
È da circa quattro anni che ci siamo lasciate. Ora avverto distintamente tutta la concretezza dei miei sentimenti, amore e odio, per quella maledetta, ma adorabile chitarra.
Combatto la paura e l’angoscia che mi pervadono, poi un suono, un solo suono.
Non la sto prendendo a pugni come temevo, ma sto ricevendo, con la sensibilità esagerata di un bambino di cinque anni, le vibrazioni elettriche, luminose e definite di un solo suono, con il busto proteso, gli occhi chiusi, le orecchie vicino alle corde e i capelli che dolcemente la accarezzano.
Il tempo non esiste più e la compulsiva sequenza delle mie azioni insensate, come il gironzolare per la stanza, viene bruscamente interrotta da un suono, limpido e chiaro come la luce del mattino.
Le mie dita cominciano a impossessarsi di quelle corde che non avrei mai pensato di poter ritoccare e un accordo, do, mi, sol, copre il silenzio della camera.
Passano i minuti e capisco, ma soprattutto sento, che quei suoni racchiudono un giardino di meraviglie.
Un giardino che da tanto tempo, troppo tempo, avevo abbandonato.
Mi accorgo che le mie dita tornano a essere tutt’uno con quelle corde e mi sento sfiorare l’estasi.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010