Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
14ª edizione - (2011)

Un salto nel tempo, un tempo difficile

Lunedì, 6 febbraio. Ore 10.45. Coketown. 1855.
Nelle vesti di giornalista del XXI secolo mi reco alla seconda edizione del “British Literature Congress”, armato di stilo e taccuino. Oggi sarà tenuta una conferenza da Dickens sul romanzo Tempi difficili.
Sono solo in questa città e quello che più mi colpisce è la grigia aridità di ciò che mi circonda. Le case sono ricoperte di una fuliggine opaca, il fiume è un rivolo nero da cui si leva un lezzo maleodorante; tutto è uguale, tutto è grigio, tutto è ridondante, tutto è triste.
Entro nella sala comunale dove si terrà la conferenza e rimango colpito dalla granitica compostezza del pubblico, ciascuno è al suo posto. Come l’ingranaggio di un macchinario ognuno sa che quella è la sua posizione, che il suo seggiolino è il 724 dell’ala operai o la poltrona 12 in prima fila dei Lord.
La conferenza ha inizio, nessuno mi vede, sono uno spirito venuto dal futuro. Ma le mie orecchie ascoltano, i miei occhi vedono e le mie mani si muovono all’unisono con la penna.
Ed ecco la prima domanda di un giornalista: - Signor Dickens, qual è la trama del romanzo?
Una voce tonante si leva dal centro della sala: - Quella di Tempi difficili è la storia della nostra epoca vissuta da personaggi inventati. Scrivo le vicende di uomini seguaci dell’utilitarismo e dell’effetto che ha sui loro figli la dottrina dei fatti e dei calcoli. Scrivo di una ragazza che sopravvive alla mano nera di questi cannibali dell’immaginazione. Scrivo della classe operaia e dei sindacati che stanno nascendo in questi anni.
Poi è il momento di un Lord, di uno di quelli ai primi posti: - Mi dica, lei sostiene che i fatti e i calcoli siano il veleno della società, ma l’immaginazione non potrebbe portare a una comunità di pensatori poco utili a questa grande città industriale che con fatica abbiamo creato?
- Vorrei chiarire che la mia condanna è volta alla chiusura mentale degli utilitaristi, alla loro marmorea filosofia. Io dico solo che la mente deve essere duttile, la fantasia e l’immaginazione sono mezzi tramite i quali l’uomo può solo migliorarsi. Lei probabilmente non immagina che l’uomo possa andare sulla Luna, io dico che è possibile, che, grazie alla loro immaginazione, fisici e ingegneri si adopereranno per costruire una macchina volante. Immaginazione e creatività sono parole che rimbombano nell’idea di progresso.
Sorrido per quello che Dickens ha detto sulla Luna, ma la mia attenzione è richiamata dalle ultime file, dove un braccio sporco di carbone si alza e una vocina sottile e semplice mormora: - A proposito di immaginazione e fantasia, il circo da lei descritto ha qualcosa a che fare con tutto ciò?
Dickens sorride e risponde: - Ha colpito il bersaglio, buonuomo, il circo è il luogo che più figura la mia idea di vita. È l’emblema del gioco, delle bizzarrie, della fantasia e dell’immaginazione. Io dico che i fatti e i calcoli portano solo a una ristrettezza mentale, mentre la malleabilità di pensiero è l’unica salvezza per questa società così fortemente contaminata. È per questo che nel libro tutti coloro che non hanno spaziato con la fantasia vengono giustiziati e la mia penna è stata risoluta e più tagliente di una lama. Bounderby, l’opulento bancario, muore; Gradgrind, il seguace dell’utilitarismo, vivrà nel rimorso di non aver dato un’infanzia felice ai figli. Sissy è la vincitrice morale della storia, a lei ho destinato un futuro felice, con lei ho dimostrato che solo la fantasia e l’immaginazione possono portare alla felicità.
Rimango colpito dalle parole di Dickens e mi chiedo se tutto ciò che ho sentito mi potrà aiutare nel mio mondo, centocinquanta anni più tardi.
Mi sento svanire, la macchina del tempo mi sta richiamando a sé. Guardo Dickens un’ultima volta. I nostri occhi s’incrociano, forse immagina che uno spirito venuto dal futuro sia lì di fronte a lui, forse immagina che prima o poi verrà inventata una macchina del tempo… o forse sono io che immagino.
Mi sveglio, lunedì 6 febbraio. Ore 10.45. Lesmo. 2011.
Oggi presenterò il mio articolo per il giornalino scolastico, un’intervista impossibile, un’intervista molto reale.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010