Una riscoperta
La scrittura riesce a tenere in vita ciò che senza di essa sarebbe andato perso.
È un potente mezzo di comunicazione che ci permette di riflettere sull’autore e sul contenuto della storia che egli vuole raccontarci, rendendo indelebile il suo ricordo.
Ogni narrazione racchiude in sé mille significati, diversi tra loro, talvolta dettagli apparenti, ma pur sempre importanti.
Solo l’anno scorso ho scoperto l’esistenza di un libro scritto da mio nonno, mancato il 10 febbraio del 2006.
Fino a poco tempo prima la lettura non mi aveva mai presa così tanto, la trovavo insignificante, priva di reali emozioni e incapace di produrre in me alcun cambiamento.
Approfittavo dell’opportunità di leggere solamente in ambito scolastico, dove mi sentivo costretta a riflettere su romanzi che mi apparivano noiosi e privi di valore.
Era come scorrere righe senza coglierne il significato; alla fine di un libro mi sentivo soddisfatta perché avevo concluso l’obbligo, ma cominciare un altro romanzo era sempre più difficile: per esempio quando, finito un romanzo a cui ho dato poca importanza, dovetti cominciare controvoglia L’isola in via degli uccelli, consigliatoci dalla nostra professoressa di italiano.
Nonostante fosse trattato il tema della guerra, che il più delle volte ti mette a confronto con gli aspetti più duri della vita, è stato come leggere un giornale: avevo come il gusto di sfogliarlo.
La lettura non mi trasmetteva assolutamente alcunché, se non una sensazione di noia mostruosa, come se l’autore non avesse altro da fare che perdere tempo riempiendo le pagine di parole.
Da quel ritrovamento, del libro scritto dal nonno, al contrario, il mio rapporto con essa è cambiato radicalmente: oggi ogni libro mi trasmette emozioni, colma la solitudine interiore che spesso mi avvolge e mi arricchisce di nuove conoscenze.
Già il fatto che quel libro contenga tutta la vita di mio nonno, che non è stata facile, lo rende unico, così come unico è ogni libro.
Subito, dalla dedica, mi sono emozionata e sentita coinvolta, perché non era sua abitudine parlarmi con quei toni teneri, era un uomo timido e chiuso, il nonno.
Probabilmente riusciva a tirare fuori tutte le sue emozioni e le sue sensazioni solamente attraverso la scrittura, perché la considerava una cosa intima e libera, in cui poter fantasticare e allo stesso tempo dilungarsi, per ore e ore, per pagine e pagine.
Nell’autobiografia riesce a rendere materiali i suoi pensieri, ci fa complici della sua storia.
Riporta il suo cammino in pochi capitoli, attraverso i quali mi fa scoprire poco per volta il suo mondo, insegnandomi che la sua vita non è stata una vita facile, ma che non per questo si è scoraggiato, come riporta nella dedica: Alla piccola Elena, perché quando sarà più grande, riflettendo con il suo spirito acuto sulla corsa a ostacoli della vita del nonno, possa meglio apprezzare la serenità, gli agi e il senso di sicurezza che formano l’humus che i suoi genitori assicurano alla sua crescita. E consideri che la vita del nonno, tutto sommato, è stata una vita normale.
Nella realtà è stata una vita complicata e intricata la sua, che parte dalla povertà e arriva al successo o, meglio, alla soddisfazione e piena realizzazione; forse una vita non facilmente concepibile in tutti i suoi aspetti per una ragazza della mia età.
Infatti, è stupefacente come quella vita, nei suoi ritmi lenti e nei valori in cui si fonda, appaia così diversa e lontana dai nostri giorni.
Le dimensioni del mondo raccontate dal nonno sono confinate dalla piazza e dalle strade del paese.
Le notizie del mondo non giungono che attraverso i giornali, privilegio di pochi tra quelli che sanno leggere.
La famiglia è il centro della società e il padre ha il ruolo preminente.
È lui che imprime lo stile alla famiglia, stile di laboriosità, di austerità, di dedizione e di essenzialità nelle parole e nelle manifestazioni d’affetto.
Il legame che tiene unita la famiglia è forte.
Il sacrificio e le rinunce accompagnano il pane quotidiano e nessuno vi si sottrae perché l’unità della famiglia, il suo riscatto e progresso, sono il bene più grande.
In armonia con la ricchezza dei valori trasmessi, il libro presenta una scrittura articolata e ricca di vocaboli ricercati che mi impediscono di capire a fondo il significato nascosto di ogni singola riga, o meglio, di ogni singola espressione.
Contemporaneamente, però, la breve dedica già citata e una breve scorsa delle pagine iniziali mi hanno fatto accostare in modo diverso alla lettura, mi hanno catturata nel mondo dei filosofi, delle favole, dei romanzi e d’altro ancora, forse perché rivivevo mio nonno o forse perché mai mi ero sentita così coinvolta.
Grazie alla scrittura e alla lettura ho riscoperto tutto l’universo rappresentato da mio nonno.
Ora lo sento maggiormente dentro e mi sento una piccola parte di lui, della sua esistenza.
Inoltre, riesco a trovare conforto in ogni riga, parola, sillaba, all’interno di ogni pagina, che una dopo l’altra svelano il contenuto di ogni capitolo.
La lettura non mi appare più come lo sfogliare un semplice giornale, ma è un immergermi nella vita o semplicemente il diventare complice delle fantasticherie e dei sentimenti più profondi dell’autore.
Davvero un testo inaspettatamente ricco di buon senso, di amore per la vita, di cose vere e profonde, che mi ha fatto crescere e che porterò a lungo nel cuore.
Grazie nonno.
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