Esperienza di lettura da "Il ragazzo del lago" di Marcello Foa
di Alessandro Fabbrica
Premio speciale ANPI Barona Milano
Ho voluto leggere molto lentamente e con grande attenzione questo bellissimo romanzo di Foa che narra la storia di Aimone Canape, un ragazzino di Dongo coinvolto per caso e per sventura nelle tristissime vicende della Seconda guerra mondiale.
Mi sono soffermato a lungo a osservare le fotografie del giovane - presenti su Internet poiché il racconto della sua vita riguarda una reale vicenda italiana - e mi sono commosso parecchio fissando quel viso di giovane partigiano, impresso nelle immagini color seppia che tanto mi ricordano mio nonno e le drammatiche situazioni di cui lui stesso è stato protagonista sui monti dell’Oltrepò.
Attraverso questo romanzo, infatti, riemergono le parole che tantissime volte avevo ascoltato seduto sulle sue ginocchia quando ero piccolo.
Nella mia mente si facevano strada le sequenze di un conflitto che ancora oggi lascia tracce indelebili nella memoria dei figli e dei nipoti di quei poveri eroi che hanno combattuto per lasciare un paese più libero e sicuro.
Aimone Canape, protagonista del romanzo, rappresenta forse l’insieme di tutte quelle persone che hanno imbracciato le armi travolti dalle atrocità e dai crimini compiuti da un regime infame.
Come non ricordare, infatti, gli eccidi, gli stermini e le devastazioni perpetrate da Hitler in nome di un popolo eletto, per motivi che non capiremo mai?
Anche mio nonno era poco più che un ragazzo quando venne condotto in carcere perché rifiutava di servire una dittatura folle e spietata.
Non aveva mai conosciuto né il Fuhrer, né Mussolini.
Con Aimone e i giovani delle pianure, dei laghi e delle montagne, aveva osservato con sguardo impotente il dilagare delle violenze e il crescere degli odi razziali che animavano le azioni di coloro che ritenevano giusto uccidere, trucidare, torturare o deportare quanti si opponessero agli ordini del Duce.
Aveva pensato e riflettuto.
Aveva deciso di fare qualcosa, anche da solo in favore di quella libertà per cui vale la pena sacrificare la vita.
Attraverso le pagine commosse e ricche di episodi che non possono non farci riflettere sul grande orrore della guerra, Foa ci invita a pensare e a prendere una decisione.
Il giovane Canape così tenero, sprovveduto e dolce, si trasforma in un “super eroe” ai nostri occhi, poiché noi ci limitiamo a osservare solamente attraverso parole di carta il vissuto e il male sofferto dai partigiani: una vastissima schiera di uomini, donne e ragazzi che ha segnato, nella Resistenza, il riscatto di un popolo vinto e sottomesso.
Nascosti nelle buche del terreno, negli anfratti delle montagne e nelle selve riemergono ancora le voci di tutti coloro che sono stati assassinati, giustiziati e deportati nell’ultimo grande conflitto.
La narrazione di Aimone diventa fitta e accorata, nel momento del ricordo delle violenze subite nel carcere.
Sento ancora vibrare d’emozione e tristezza la voce del nonno che mi racconta di quando nascosto nel bosco udiva gli ordini impartiti ai militari della Gestapo che compiva rastrellamenti coi cani.
Ascolto, parimenti, la voce di mia nonna che ricorda il giorno in cui salvò suo marito celato in cantina, offrendo un pollo arrostito ai tedeschi.
Il ragazzo del lago cammina ancora oggi fra le vie di Dongo insieme a tutti coloro che non ci sono più e che hanno lasciato un profondo ricordo nei cuori di molti.
Con lo sguardo sereno, donato dal passare del tempo, Aimone passeggia e rammenta.
Ci si domanda perché abbia atteso così a lungo a parlare, a narrare, a raccontare a noi giovani un pezzo di storia importante.
Forse sono questi i tempi che esigono chiarezza.
Forse sono questi i giorni che necessitano di riferimenti e ricordi per capire e non farci dimenticare quanto sia preziosa la libertà.
Un inferno di immagini, rumori e suoni rimbalza ancora nella mia mente mentre, socchiudendo il libro, osservo all’interno di una cornice il volto di un giovane soldato che mi guarda - questa volta - sorridendo.
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