È arrivato Godot?
di Giancarlo Ciaccioli
Terzo premio
Alba. Strada di campagna che attraversa un panorama quasi deserto. Unico elemento, al centro della scena, un albero, spoglio, a cui è appeso un foglio, con un chiodo.
Ai piedi dell’albero, seduto a terra, un GIOVANE ragazzo, sulla ventina, elegantemente vestito, ma scalzo, sta armeggiando con un cellulare di ultima generazione, evidentemente in difficoltà; ha un’aria molto nervosa e controlla spesso l’ora da un costoso orologio a cipolla, che estrae ripetutamente da una tasca della giacca.
Si sente, all’improvviso, il rombo di un motore che si avvicina, e dopo qualche istante, a bordo di una lussuosa auto decapottabile, compare un VECCHIO, sulla settantina, abbronzato, con occhiali da sole, capelli brizzolati e spettinati, e un’aria allegra e spensierata. Si ferma, smonta agilmente dall’auto esibendo jeans a vita bassa e scarpe da ginnastica, e fissa il GIOVANE con aria divertita e strafottente.
VECCHIO: Avrei dovuto prevedere che non saresti stato capace di usarlo; d’altronde, era inevitabile: i bei tempi sono finiti, ormai i giovani non sanno fare più nulla e si vestono in maniera indecente! Ma di’: dove hai passato la notte? Ti sei di nuovo rifugiato in albergo, non è vero?
GIOVANE: (in evidente imbarazzo) N..no! A..assolutamente! Ti avevo promesso che non l’avrei fatto! È solo che non ce l’ho fatta a dormire in tenda: sono andato in un fosso, laggiù (senza indicare alcun luogo). Comunque… (torna ad armeggiare col telefono) non è servito a molto, visto che continuo a non capire come facevate a comunicare con questi aggeggi!
VECCHIO:(con un sorrisino compiaciuto sul viso) Ripeto: ne ero certo. Senza di me non riusciresti a combinare nulla, sei un imbranato! Ebbene, dopo ti spiegherò come funziona, sebbene… (si ferma, pensieroso, per qualche istante, fissando il vuoto, poi si ridesta all’improvviso). Ma dimmi è arrivato, mentre non eri qui?
GIOVANE: Chi?
VECCHIO: Ma come chi?! Godot! Ti avevo detto di rimanere qui ad aspettarlo al posto mio, e di telefonarmi non appena fosse arrivato!
GIOVANE: Ma come posso saperlo?! Sono stato qui tutta la notte per vedere se arrivava qualcuno: come puoi pretendere che io sappia se è passato il tuo amico? In ogni caso, mi dispiace: provvederò a mandargli una lettera col mio piccione…
VECCHIO: Argh! Sei un idiota! Ma lo vuoi capire che non è un mio amico? Non lo conosco neppure! E poi, lo conosco bene: so che non usa queste vostre nuove tecnologie! Come me, del resto… (GIOVANE comincia a grattarsi insistentemente un piede) Che hai ora? Non dirmi che hai di nuovo mangiato quella schifezza a colazione!
GIOVANE: No, stanotte non ho pranzato. E comunque te l’ho già detto un sacco di volte: quella “schifezza”, come la chiami tu, si chiama cipolla e al mattino fa molto bene alla salute! Non come quelle robacce che mangiavi tu, da giovane… come si chiamavano, Cop Porn?
VECCHIO: Pop Corn, idiota! Ed erano deliziosi…
GIOVANE: Io preferisco decisamente quelle verdurine crude che trovo nel fosso dove dormo tutte le notti. (Continua a grattarsi, sempre più forte)
VECCHIO: Ma se hai detto che sei stato in albergo!
GIOVANE: Non l’ho fatto apposta! (ormai esasperato, si gratta freneticamente l’alluce) Dai, non stare lì a guardare! Aiutami, fa’ qualcosa!
VECCHIO: Ma cosa vuoi che faccia? Io non sono esperto di medicina, lo sai… (sbadiglia, disinteressato). Ebbene, cosa pensi di fare al riguardo?
GIOVANE: (che ha smesso improvvisamente di grattarsi) Cosa?
VECCHIO: Cosa pensi di fare riguardo alla faccenda di Godot?
GIOVANE: Ma è un tuo problema, non sono io a dover trovare una soluzione! E oltretutto non mi hai ancora spiegato per quale motivo mi hai lasciato qui, tutto solo, ad aspettare Godot… cosa devi dirgli di così urgente?
VECCHIO: Non ne ho la minima idea! Uff, hai la pretesa di sapere sempre tutto! Impara a fare come ai miei tempi: obbedisci senza domande! Su, dammi quell’aggeggio!
(GIOVANE gli porge il telefono, poi estrae un libro da una tasca della giacca e inizia a leggere).
VECCHIO: Ti mostrerò come funziona: devi digitare il numero che ti ho dato…
GIOVANE: (continuando a leggere, assorto, ma sconvolto) Ma non mi hai dato nessun numero!
VECCHIO: Tzk! Mi viene a dire che non gli ho dato nessun numero! Impossibile!
GIOVANE: (interrompendo la lettura) Ti dico che è vero! Ma, d’altro canto, io ormai credo anche alle cose impossibili… figurati che l’altro giorno, camminando per strada… no, ma non posso dirtelo!
VECCHIO: Suvvia, ormai l’hai accennato… non tenermi sulle spine!
GIOVANE: Ebbene, ho visto un signore sulla cinquantina, vestito più o meno come te, che… (riluttante, la cosa sembra sconvolgerlo parecchio) ha infilato una mano in tasca, ne ha estratto un fazzoletto, e si è soffiato il naso! (riprende la lettura)
VECCHIO: Incredibile, dove andremo a finire! Non esiste più il senso del pudore! (solleva un braccio e si gratta un’ascella, poi improvvisamente nota il foglio appeso all’albero) E quello?
GIOVANE: (continuando la lettura, senza alzare lo sguardo) È lì da stamattina, ma non so cosa ci sia scritto: sai bene che non so leggere. La scuola è diventata illegale proprio nel 2053, quando dovevo iscrivermi io.
VECCHIO: Non importa, leggerò io (si avvicina e legge a voce alta) “Sono passato e non c’era nessuno, perciò me ne sono andato. Se la faccenda è urgente, telefonami pure al mio numero. Eccolo: (sul foglio non c’è nulla). Firmato: Godot”. Dammi il telefono, svelto!
GIOVANE si alza, estrae il telefono dalla tasca dei jeans di VECCHIO e glielo porge. Questo lo porta all’orecchio, senza digitare alcun numero; dopo qualche istante, sorridendo, lo rimette in tasca, con un’aria molto sollevata.
GIOVANE: Ebbene, che ti ha detto?
VECCHIO: Nulla, c’era la segreteria telefonica.
Buio.
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