Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
13ª edizione - (2010)

Padri

Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtù e conoscenza
Ulisse che fa filosofia all'Inferno

L'incantevole armonia primaverile ha sempre fornito valide illusioni per giustificare oltre modo lo spensierato cazzeggio adolescenziale. Le ragazze che scoprono le curve mature, l'aria in fiore piacevolmente speziata dall'hashish e last but not least, un'età che sembra non dover rendere conto al tempo, favoriscono all'ozio di due giovanotti catalitici motivi d'esistenza. Le matematiche, la fisica o la metafisica non rientravano più fra le gradite compagnie da quando le mimose in fiore avevano fatto la loro figura. Sentire l'erba morbida sotto la schiena e il calore del sole d'aprile sul viso faceva riposare in pace il senso del dovere di due perfetti lavativi lungo la riva est del Danubio. Sdraiati fianco a fianco i due ragazzi si cibavano d'immaginazione e sfidavano le loro tenue menti acculturate ispirati da non poca stupidità.
– Lo sai che la Grecia è un'isola dell'arcipelago italo-turco?! – affermò superbo il primo.
Al ché il secondo, tirandosi su sui gomiti, con solenne serietà disse:
– E lo sai che il Buddha vendette Gesù Cristo per trenta vergini?!
La storia del tradimento non faceva una piega, ma non tornavano i conti con la ricompensa o chiamatela retribuzione, per il lavoro fatto. Dunque il ragazzo preparato in geografia ribatté:
– È una cazzata, lo sanno tutti che erano sessanta, le vergini!
Ci fu una pausa di boccheggio di erba pipa e di meditazione.
– Sì, mi sa che hai ragione tu. Erano davvero potenti quei vecchi ebrei là. Saranno state sessanta come minimo e magari gli han dato anche una carovana di oro, incenso e mirra per festeggiare.
La conversazione prese un attimo di convergenza sulla riflessione e il silenzio per assaporare appieno il beneamato far niente. Però gli scheletri nell'armadio cominciarono a scuotersi e a scricchiolare in una danza Zorba di sensi di colpa.
– Come ti va a casa? – chiese l'erudito geografo.
– Mah. Mio padre ha detto che se mi bocciano in latino mi manda in qualche bottega a fare il garzone. Sai cosa vuol dire essere figlio di mio padre? Se non vede un po' di buona volontà finisco in rappresentazione dal prestinaio! –
– Pure da me la storia non è migliore. Ieri mi sono beccato una bella predica da mio padre sull'importanza dell'istruzione. Quello poi è fissato con le sue stronzate che fidati, finita la ramanzina, tra tesi, antitesi e sintesi avevo lo spirito assoluto che mi usciva dal meno nobile dei miei buchi.
Confidatisi sulle problematiche casalinghe, i due ragazzi si rimisero a fumare erba pipa e a guardare il cielo sconfinato e misterioso. L'acqua continuava a scorrere davanti a loro: scappava dalla sorgente mentre i pesci continuavano a vivere ignari di non poter discendere due volte nello stesso fiume.
Finita la fumata, la noia cominciò a invadere lo spirito di quel pomeriggio d'aprile datato 1826. Dunque ci fu subito bisogno di un nuovo round di sfida culturale. Difatti il ragazzo apparentemente più sveglio incalzò l'amico.
– Ti faccio un indovinello – disse – Se ti domando chi è figlio di tuo padre e tua madre ma non è tuo fratello, tu cosa rispondi?
Il ragazzo un po' più stolto ci pensò su, ma non riuscì a raffinare nessuna possibile soluzione al quesito.
– Non saprei, chi? – disse arrendendosi.
– Sono io! – gli rispose l'altro tutto d'un fiato e si mise a ridere di fronte alla semplicità della risposta.
– Ah ah, hai ragione. Ma dove l'hai sentito questo indovinello?
– L'ho letto su non mi ricordo quale libro, che Barabba per essere liberato dovette rispondere a questa domanda di Ponzio Pilato prima che si finisse di lavar le mani.
– Ahh – pieno d'ammirazione l'ignorantello lodò l'amico.
Intanto il sole cominciò a rintanarsi nell'altro emisfero, quindi i due giovani si salutarono e si diressero verso le proprie abitazioni. Il ragazzo un po' più stolto mentre camminava per la via di casa cominciò a pensare su come poteva impiegare l'indovinello appena imparato. Decise senza grandi dubbi che il padre era la persona più adatta per essere sottoposta al tranello.
Varcata la soglia di casa senza nemmeno batter un colpo alla porta, si diresse direttamente verso lo studio. La porta era chiusa, ma padre Schopenhauer era sempre incline a dedicare del tempo al proprio figlioletto, il quale entrato senza alcun convenevole preludio, con tono saccente, disse:
– Se è figlio di tuo padre e tua madre ma non è tuo fratello, chi è?
Schopenhauer padre si tolse gli occhiali e voltandosi verso il proprio ragazzo, dopo una breve pausa di riflessione rispose:
– In quanto il mondo fatto di enti molteplici in relazione fra loro, ha esclusivamente il carattere di un oggetto relativo a un soggetto e che il vero in sé è un'oscura volontà, senz'ombra di dubbio posso affermare che il "chi" in questione sono io.
Little Schopenhauer guardò il padre, sommo e indiscusso filosofo dei suoi tempi, e con gli occhi pieni di lacrime dalla gioia disse:
– Ma no, è Barabba!


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010